(Il Romanista) - Il primo a parlare è Franco Baldini:«E’ stato raggiunto un accordo tra la As Roma e Daniele De Rossi a decorre dal 1° luglio 2012 fino al 30 giugno 2017, per un contratto di cinque anni con un compenso lordo di 10 milioni all’anno, cinque e mezzo netti piu’ una serie di bonus che riguardano sia le presenze che gli obiettivi.
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De Rossi: “Tutto quello di cui ho bisogno è la Roma”
(Il Romanista) – Il primo a parlare è Franco Baldini: «E’ stato raggiunto un accordo tra la As Roma e Daniele De Rossi a decorre dal 1° luglio 2012 fino al 30 giugno 2017, per un contratto di cinque anni con un compenso lordo di 10...
Non c’e’ nessuna clausola rescissoria, ma c’e’ un accordo con il calciatore per avere il 50% dei diritti d’immagine del giocatore».Daniele, cosa ti ha spinto viste le tante offerte, ad accettare un contratto a vita con la Roma?Quello che poi mi ha spinto a restare sempre qui, quello che mi spinge a fare il mio lavoro con così tanta passione: questa squadra, questa città e questa gente. Mi sono reso conto che quello di cui ho bisogno sta qua, non è cambiato moltissimo dal primo contratto ad oggi. Forse il percorso è stato un po’ più lungo, anche a livello personale, tra alti e bassi, qualche indecisione ce l’ho avuta e non lo nego, però mi rendo conto che alla fine io qui sto bene. E ho bisogno della Roma per giocare a pallone in una certa maniera. Ho pensato a tante cose e a tante altre soluzioni, ho sentito mille persone, però poi ho scelto come ho sempre saputo che avrei fatto, in questa direzione.
L’indecisione era legata alla voglia di esplorare o al progetto Roma?E quanto l’arrivo di Luis Enrique ha modificato queste cose? C’è stato un momento l’anno scorso in cui sentivo che l’amore da parte dei tifosi nei miei confronti era leggermente scemato. Non a livello umano ma a livello professionale: non ero visto più come un giocatore forte e avevo le mie responsabilità. Io qui ci devo stare se sono ben voluto, soprattutto a casa mia. C’era un po’ di disinnamoramento nei miei confronti. Il mio amore per questa squadra va al di là di dirigenza o allenatori, ma Luis Enrique è stato fondamentale. Ha riacceso ancora di più la fiammella di cui hanno bisogno tutti i giocatori. Dopo 6-7 mesi credo di poter dire tranquillamente che è l’allenatore migliore con cui sia mai stato, a livello tattico, di ritiri, mi fa star bene. Ogni suo atteg-giamento e decisione mi trova sulla sua stessa lunghezza d’onda e non è poco, anzi. (...)
Si è parlato molto della clausola che oggi ci dicono non c’è. Quando hai parlato con il tuo procuratore cosa hai chiesto? A livello economico non volevo fare sconti. C’è stato da discutere, mai in maniera cattiva o antipatica, ma c’è stato da discutere molto e sulla cifra non volevo fare sconti: ho chiesto una cifra dal primo giorno e non è cambiata fino ad oggi. La clausola è un giusto tentativo della società, ci ho pensato anche io ma avrebbe stonato parecchio con quella che è la mia storia a Roma e con il mio rapporto con la gente di Roma e non se ne è fatto niente.
In percentuale quanto questa decisione nasce dalla tua testa e quanto dal cuore? Tu e Totti siete forse un caso unico in Europa, che valore può avere una cosa simile in un calcio come questo? Non trovo sia giusto paragonare queste cose con la crisi del calcioscommesse. Sarebbe di cattivo gusto nei confronti di chi oggi sta in difficoltà per queste cose. Il fatto che ci siano due giocatori come me e lui che abbiano sposato una città ed una squadra, è giustificabile proprio con i tifosi e con la meraviglia che è questa città. So cosa vuol dire rimanere alla Roma e non cogliere al volo certe occasioni a livello professionale. E’ una scelta di cuore in parte ma spero anche di testa: non resto per fare il turista, c’è una componente affettiva ma io credo molto anche in questo progetto, ci credo veramente e mi aspetto molto da questa società. (...)
In 5 anni dove pensi che la Roma possa ragionevolmente arrivare? Qualche dubbio è nato anche per questo, io voglio che questo sia l’unico anno in cui partiamo in seconda linea. Abbiamo creato forse un piccolo alibi, ma quest’anno non era pensabile di poter competere con le più forti. Però basta, secondo me da quest’altro anno il direttore deve fare un grosso lavoro. C’è ancora da maturare, maturare è la cosa più evidente. Quando si ha una squadra abbastanza giovane è normale che si debba maturare. Ma penso che in 5 anni io possa tornare a lottare per uno scudetto, per la Champions non lo so, però è leggermente più difficile perchè ci sono delle realtà a livello europeo veramente giganti come investimenti, come potenze economiche, come stadi, come introiti e come giocatori soprattutto.
Secondo giudizi più o meno unanimi in questa stagione sei tornato il De Rossi che conoscevamo, cosa ti è mancato in quei due anni in cui non eri più tu?Qualcosa è mancato soprattutto l’anno scorso, in cui non avevo fatto bene come adesso. Bisogna quantificare bene però quanti anni io abbia sbagliato o rallentato. Si tende a fare “è sette mesi che non gioca, è un anno che non gioca”, dopo una partita si dice “è un anno che non gioca” e dopo un’altra ancora “sono due anni che non gioca”. E’ un modo di fare che non sposo, non solo quando riguarda me ma anche quando riguarda qualche altro collega. Sicuramente quest’anno c’è stato un miglioramento, ho fatto la preparazione e mi sono messo in testa di voler zittire tanta gente che addirittura diceva che ero in calo a 27 anni. Cose che secondo me erano follie ma evidentemente anche io avevo prestato il fianco a queste interpretazione e non me ne voglia nessuno ma secondo me a livello tattico ho trovato un allenatore che mi valorizza veramente tanto. (...)
Bisogna migliorare a livello tecnico o tutto l’entourage, l’ambiente, l’organizzazione devono fare un passo avanti? Credo si debba migliorare tutti insieme: la società, i calciatori, l’organico. Chi ha fatto grandi passi avanti quest’anno e lo ha dimostrato è la tifoseria. La pazienza dimostrata, la vicinanza a un gruppo che sta crescendo ed è evidente: ieri è stata la prima grande prova di grande crescita. A Roma a volte invece che i tifosi della Roma si creano i tifosi degli americani, i tifosi dei Sensi, quelli di un giocatore piuttosto che di un altro e questo distoglie l’attenzione dall’obiettivo fondamentale, cioè è la Roma. Si è così focosi e calorosi nello sposare le proprie idee che l’obiettivo finale diventa quasi rafforzare le proprie idee: quando si perde gli americani non hanno una lira, quando si vince "te lo avevo detto che questo progetto è grande". E questo succedeva anche con i Sensi che venivano criticati quando eravamo secondi in classifica ad un punto dalla prima e protetti quando erano evidenti le difficoltà che hanno percorso. Questo è il passo più grande che abbiamo fatto.
Totti quanto è stato importante in questa scelta?Mi ha lasciato sempre tranquillo. Non mi ha mai pressato più di tanto. Si può essere felici e molto anche a Roma e credo che io, pur senza battere tutti i record, perchè credo sia per sempre irragiungibile, fare il suo percorso ed essere ancora l’uomo più amato io ci metterei una firma. Lui ha uno scudetto che a me manca, che è la vera spinta che ho, non nei suoi confronti, ma nei confronti della mia carriera. A Roma si può essere grandi senza scudetti o medaglie, ma ho una grande voglia di mettere qualcosa in bacheca.
Hai avuto delle garanzie dalla società?Sì mi hanno elencato gli obiettivi e i traguardi che volevano raggiungere, ma è normale che sia così. Mi hanno convinto non solo con le parole. Ho parlato anche con il presidente quando è venuto dall’America, anche se non ho capito ancora quale sia il presidente (ride, ndr).
Durante la trattativa una parte della tifoseria si è un po’ allontanata. Ti senti di doverla un po’ riconquistare? Come spieghi invece l’altalena dei risultati della squadra? Io i tifosi li ho sempre sentiti vicini. Non tutti sanno sempre come vanno le cose. E’ un calcio che ha poche bandiere, ma quelle poche guadagnano quanto vogliono guadagnare. Questo momento era importante anche a livello economico per me essendo credo l’ultimo contratto. Loro erano contenti delle mie prestazioni, che quest’anno erano migliorate. Se qualcuno spera di trovare una bandiera che giochi gratis, sarei il primo ad andare a stringergli la mano. Ma è giusto che i tifosi dicano quello che vogliono. La partita di ieri è stata una delle migliori che abbiamo fatto. E’ una squadra giovane in tutto, perciò chiediamo pazienza.
Qual è stata la squadra che ti ha tentato di più? C’è una cosa scritta che ti ha ferito?Non la nominerò mai neanche sotto tortura. Ce ne sono state diverse, alcune molto potenti dal punto di vista del fascino, molto blasonate. Altre che ti levano il sono pre due tre notti perchè fanno offerte folli. Ma i nomi, ne avetefatti talmente tanti voi che non è giusto farne. E’ durato talmente tanto e se ne sono dette tante che le ho dimenticate. Il dispiacere è sentire qualcosa da qualcuno che mi conosce, ex giocatori con teorie su miei problemi personali. Persone a Trigoria che qui mi abbracciano e poi su twitter sparavno sentenzsu clausole che non so chi glielo avesse detto. Le cose che mi hanno ferito sono cose uscite dalle bocche di persone a cui tengo. Finchè lo dice un giornalista che non conosco, ma se lo dice una persona con cui ho condiviso o condivido qualcosa ci posso rimanere più male, ma nulla di trascendentale.
Il rinnovo può essere uno spot contro le fughe dei talenti dall’Italia?La fuga dei cervelli… (ride ndr). Ogni giocatore ha mille motivazioni diverse. Non ho mai capito i tifosi quando fischiano i giocatori che sono andati via. O quando dicono ‘traditori’ a Mexes o Aquilani. Io ho fatto una scelta che va al di là del patriottismo o dell’affetto per il calcio italiano. Andare via sarà sempre di moda perchè all’estero ci sono grandi squadre. (...)
In questi mesi ti ha cercato qualche squadra italiana? L’avresti presa in considerazione? Sì, mi hanno cercato e nonostante per me fosse un onore, perchè sono squadre che fanno le cose come si deve e lo dimostrano, ho sempre risposto che sarebbe stata la mia ultima scelta, non per snobbarli ma per un discorso di rispetto. Cose in cui credo ancora: andare a giocare con un’altra italiana non andava d’accordo con quello che sono io.
Cosa non ti ha convinto del progetto delle altre squadre? I progetti delle altre squadre mi convincevano eccome! (ride ndr) Mi sento di ringraziare allenatori e dirigenti che si sono esposti pubblicamente. Quando posso per quelli esteri faccio anche un bel tifo per loro. L’importante è che mi abbia convinto il progetto della Roma.Ora il coltello dalla parte del manico ce l’ha la Roma. Tra due tre anni se fosse la Roma a dirti che non fai più parte del progetto? Uno lo mette in preventivo. Certo mi devono cacciare via! Ma ci può stare, l’età passa, il fisico può avere problemi. Non è facile parlare di quelo di che succederà tra tre anni. Io il parassita a Roma non posso farlo.
L’importanza di Pallotta a Roma lo scorso mese quale è stata? Mi ha fatto una buonissima impressione. E’ una persona ambiziosa, vuole vincere qui, non vuole perdere tempo, sapete tutti cosa ha fatto. Lo stesso quando ho parlato con DiBenedetto e gli altri soci. Ma il merito della trattativa va dato anche a Baldini, Sabatini e Fenucci. Li ho visti tutti i giorni mentre Pallotta solo due volte. Sicuramente è stato convincente ma aspetterei a dargli tutti i meriti.
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