(Il Romanista - C.Zucchelli) Luis Enrique, le polemiche, l’esclusione, la squadra sotto choc, la società che pubblicamente avalla la decisione dell’allenatore ma in privato si direbbe perplessa, il derby che arriva nel peggiore dei momenti.
rassegna stampa roma
De Rossi: «Io mi fido di Luis. Ho sbagliato»
(Il Romanista – C.Zucchelli) Luis Enrique, le polemiche, l’esclusione, la squadra sotto choc, la società che pubblicamente avalla la decisione dell’allenatore ma in privato si direbbe perplessa, il derby che arriva nel peggiore dei...
Tutto superato. Tutto messo alle spalle. Da cosa? Dalle parole di Daniele De Rossi. Ieri pomeriggio, intorno alle 17, da Genova, dove si trova con la Nazionale per preparare l’amichevole contro gli Stati Uniti in programma domani. Eccole: «Io non ho problemi a parlare. Non ho nulla da nascondere. Mi trovo in un gruppo di persone perbene e l’allenatore è il primo di questi. Mi sono sempre trovato bene con lui e mi piace il fatto che tratti l’ultimo ragazzino della Primavera come tratta me o Francesco e ieri (domenica,ndr) ha fatto altrettanto». Punto. E a capo. De Rossi aggiunge: «Tengo a precisare che non ho problemi con l’allenatore e ne ho sempre parlato in maniera positiva e continuerò a farlo: mi piace perché non guarda in faccia a nessuno. Diciamo che è stata una giornata non positiva per me perché non ho giocato. La società ha parlato e ha detto quello che è successo. Non ci sono state risse e non ho offeso nessuno. Sono stato un po’ disattento ».
De Rossi chiarisce anche di essere uscito allo scoperto per frenare sul nascere le voci di presunti litigi o retroscena pesanti, che circolano in città già da domenica pomeriggio: «Mi dispiace che si stia creando un caos di cui sono protagonista io. E vorrei dire che non ho mancato di rispetto a nessuno. Ho commesso un errore come professionista - ha concluso con una esplicita alzata di spalle - Luis Enrique aveva sempre detto che un ritardo comportava l’esclusione ».
Così come il suo allenatore, De Rossi non intende entrare nello specifico di quanto accaduto: «L’allenatore ha detto che non si deve parlare delle cose di spogliatoio, quindi non ho niente altro da dire. Se la società vorrà specificherà l’entità del ritardo. Io non sono stato strafottente o maleducato. Quando succedono cose un po’ particolari ognuno tira fuori delle cose, io non ho litigato con nessun compagno (e il riferimento è a Kjaer, ndr) né con il mister né prima né dopo la partita. Io - ha aggiunto Daniele - devo eseguire gli ordini, ma non viviamo in un regime nazista, abbiamo degli orari tranquilli, viviamo oltre che una professione meravigliosa, un’avventura comoda, anche se rigida dal punto di vista del lavoro sul campo e dal punto di vista delle volontà del mister. A prescindere dai 3,5, 20 o 50 minuti di ritardo. Se avessi avuto altri allenatori come lui avrei fatto di sicuro meno ore di ritiro», ha aggiunto con il sorriso riferendosi ai metodi apprezzati di Luis Enrique. «Lui non cambia metro di giudizio in base alla persona che ha di fronte. Io mi sono sentito in dovere di tranquillizzare tutti, c’è qualcosa di più importante domenica e su questa strada possiamo ottenere qualcosa di più importante in futuro ».Parole importanti, parole che raccontano ancora una volta la fiducia di Daniele nel suo allenatore: «Io mi fido di lui, il gruppo anche e i tifosi dovrebbero fare lo stesso». De Rossi è sincero. Non cerca scuse. Ma sa che se la Roma avesse vinto molte polemiche si sarebbero evitate: «Ognuno ora dice la sua, se avessimo vinto con una partita brillante ci sarebbe stata l’esaltazione di un tecnico irreprensibile. Domenica c’è una partita importante e purtroppo non siamo primi con 10 punti di vantaggio». Purtroppo. Però contro la Lazio la classifica, lo dice da sempre la storia, conta poco o niente. E uno come De Rossi lo sa bene. Al derby, comunque, ci penserà da giovedì. Adesso, come sempre quando va in Nazionale, il suo pensiero è tutto per l’Italia nonostante quella di domani contro gli Stati Uniti sia un’amichevole.
In Liguria con Prandelli ha avuto modo di parlare per qualche minuto, sa che il ct la pensa come il suo allenatore: «Lo so - ammette De Rossi - Lo ha dimostrato con il codice etico. Staremo più attenti la prossima volta. Bergamo come Firenze? Perché a Cagliari e a Siena sono state belle partite, divertenti? Quest’anno la stagione è altalenante e non c’entra niente il mio caso». In Nazionale De Rossi è con Borini ma non con Osvaldo, escluso da Prandelli sempre per il codice etico. Al suo posto Borini. De Rossi parla anche di loro: «Non so se Osvaldo ci sia rimasto male, le convocazioni le ho lette la sera e non so se Prandelli volesse convocarlo e abbia cambiato idea dopo l’espulsione. Per quanto riguarda Fabio, fino all’ultimo non credo sapesse che sarebbe stato convocato. Gli è stato comunicato dopo la partita di Bergamo. Abbiamo parlato per due minuti e gli ho detto di stare tranquillo che sarebbe stato accolto bene». Le ultime battute De Rossi le riserva al suo capitano in azzurro, Buffon, che ha confidato che se si fosse accorto del gol di Muntari in Milan- Juventus non lo avrebbe detto all’arbitro. Ecco, ma non è una novità, l’onestà di De Rossi: «Se avessi la sensazione di stare in fuorigioco non andrei dall’arbitro a dirlo, c’è lui per dirlo e per intervenire. Questo è quanto: non si fa nemmeno in tempo a dare pareri così. Certo se poi prendi il pallone con la mano e la butti in porta per me devi dirlo (come fece lui in un Roma-Messina di sei anni fa, ndr). Bisogna stare calmi? Forse voi, io sto calmissimo. In Italia il calcio si sta normalizzando per allenatori come ad esempio il mio che fanno le cose per bene ed hanno regole ben precise».
© RIPRODUZIONE RISERVATA