(Il Romanista - M.Izzi) 11 luglio 1982: trent’anni fa la Nazionale Italiana di calcio di Bruno Conti vinceva il titolo di Campione del mondo.
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Dalle lacrime a Pomezia al trionfo di Madrid
(Il Romanista – M.Izzi) 11 luglio 1982: trent’anni fa la Nazionale Italiana di calcio di Bruno Conti vinceva il titolo di Campione del mondo.
Le feste, però, anche quelle più belle, a volte non iniziano un granché bene e il Mondiale 1982, per Bruno Conti, era iniziato proprio da schifo con un infortunio in un’amichevole di fine stagione che aveva messo a repentaglio la sua convocazione. Era il 13 maggio 1982, la Roma giocava a Pomezia, Bruno uscì in lacrime. Fatto sta che il 25 maggio, 12 giorni più tardi, la Nazionale scende in campo per la prima amichevole di preparazione contro l’Alassio Banco di Chiavari. Al posto di Bruno Conti gioca il vecchio Barone, Franco Causio. Enzo Bearzot, però, ha parlato ripetutamente con Bruno rassicurandolo: «Stai tranquillo, pensa solo a riprenderti senza fretta, ti aspetto, il posto è tuo, nessuno te lo porta via».
Il pomeriggio del 27 maggio la comitiva lascia Alassio alle quattro del pomeriggio, destinazione Nizza. Dopo la cena tutti all’ aeroporto per volare a Ginevra. Nel frattempo, però, si era svolto il rito della consegna delle maglie. A Bruno Conti era toccato il numero 16. In Svizzera l’Italia gioca un’amichevole, il calcio d’inizio lo dà il pilota Ferrari Didier Pironi, negli undici c’è ancora Causio. La comitiva, poi, rientra in Italia per 48 ore di riposo, l’adunata è fissata all’Hotel Villa Dora Pamphili. Infine si parte alla volta di Pontevedra, a ventiquattro chilometri da Vigo, all’arrivo alla “Casa del Baron di Pontevedra”, Bruno e compagni trovano un ambiente paramilitare. Cecchini sui tetti, passeggiate sotto scorta, mitra spianati, agenti dei servizi segreti, della Guardia Municipal e della Guardia Civil (...) nei corridoi dell’ albergo. In tutto 120 persone. Ai giocatori viene spiegato che non è da escludere un attentato dell’ETA. Come passano i giorni del mundial? La sera si visionano film di vario genere, da La grande guerra al ciclo di Bud Spencer e Terence Hill. Paolo Rossi e Antonio Cabrini consumano la cassetta dell’album Sotto la pioggia di Antonello Venditti. Bruno ama dormire, una mattina si presenta quasi a mezzogiorno…
Intanto è passato il girone eliminatorio (...) ed è arrivata la grande impresa con l’Argentina. Sotto al Brasile dunque. Nel sottopassaggio che porta al terreno di gioco del Sarria, Conti incrocia Falcao che gli dice: «Il vostro mondiale si concluderà con questi 90 minuti. Comunque vada voglio che a fine partita ci scambiamo le maglie». Finirà con Falcao stravolto che consegna a Conti la maglia numero “15”, trofeo straordinario di una partita mitica. Che fine ha fatto quella maglia del Brasile? La semifinale con la Polonia serve a Bruno Conti solo per mettere sulla testa di Paolo Rossi il pallone che permette a tutti gli italiani di dire: «Questo lo segnavo pure io». Eccoci dunque alla finalissima contro la Germania. Bruno fa impazzire i tedeschi e si procura il calcio di rigore che Cabrini spedisce fuori, ma l’Italia è troppo forte. Segna Rossi in mischia, poi il numero 16 dell’Italia inventa la fuga che porterà al gol di Tardelli e mette lo zampino su quello di Altobelli. A fine gara l’abbraccio con Bearzot, Bruno lo stringe così forte che rischia di rompergli gli occhiali, ci sono poi le scale da salire e una coppa del mondo da ritirare, è l’11 luglio 1982.
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