rassegna stampa roma

Da Prandelli a Zeman

(Il Romanista – C.Fotia) – Tante sono le lezioni di questo straordinario europeo dell’Italia. Lezioni che rimangono anche dopo l’amarezza di una finale persa male, ma con la squadra più forte del mondo, una delle più forti di...

Redazione

(Il Romanista - C.Fotia) - Tante sono le lezioni di questo straordinario europeo dell’Italia. Lezioni che rimangono anche dopo l’amarezza di una finale persa male, ma con la squadra più forte del mondo, una delle più forti di tutti i tempi.

Le lezioni che ho appreso io sono del tutto diverse da quelle raccontate dalla retorica imperante. Anzitutto a livello politico: la vulgata alla quale non ci si può sottrarre è la Santissima Trinità Napolitano-PrandelliMonti. Ora, con tutto il rispetto per le autorità istituzionali, e in particolare per il Presidente Napolitano, io non vedo alcuna affinità tra l’Italia di Prandelli e quella di Monti. Anzi, nell’una vedo il rovesciamento dell’altra. Certo, la vittoria dell’Italia sulla Germania sul campo di calcio ha anticipato il match tra Monti e la Merkel, tuttavia io credo che il calcio, questa volta, abbia conferito alla politica un’aureola che questa non aveva e non meritava. Mi spiego. L’Italia di Monti e di Fornero è senza cuore e senz’anima: è pura tecnica, alchimia di numeri da far tornare, dove gli esseri umani vengono descritti con orribile neologismo, come è capitato ai poveri lavoratori finiti nel limbo della riforma delle pensioni, "esodati". L’Italia di Prandelli a me invece pare uno straordinario concentrato di umanità, talento e speranza . Quando la ragione ci condannava e il puro calcolo non ci lasciava chance, abbiamo tirato fuori il coraggio e la fantasia, e li abbiamo trovati in quel calcio che Mario Monti avrebbe voluto chiudere per tre anni, anche se poi si è opportunisticamente, all’italiana ci vien da dire, accodato alla nazionale per cercare di dipingere una pennellata di umanità sulla sua immagine da alieno.

L’Italia di Prandelli, insomma, è il contrario dell’Italia tecnocratica di Monti. E’ un’Italia che scarta e rovescia i pensieri prevalenti, distrugge logori e stantii luoghi comuni, come quelli dell’Italia catenacciara, persegue un’idea di gioco, pensa che "si può essere vincenti anche senza aver mai vinto niente", il che non significa non voler vincere, ma rifiutare la logica della vittoria a tutti i costi e con tutti i mezziMentre sale il fango di Scommessopoli, che nessuna intimidazione ci impedirà di continuare a denunciare, si tratta di un messaggio etico preciso e forte. Ieri il presidente Abete ha garantito che non ci sarà nessun colpo di spugna: lo prendiamo in parola, anche perché se invece avvenisse, sia pure mascherato da falso garantismo, distruggerebbe in un attimo la gloria che gli azzurri hanno conquistato su campo, cedendo solo a una squadra per la quale ormai non esistono più aggettivi. Finiti gli europei, è tornata la Roma. E noi vediamo un preciso filo conduttore tra l’ Italia di Prandelli e la Roma, quella di Luis Enrique prima e quella di Zdenek Zeman oggi, ovviamente diversa ma sulla stessa linea di pensiero: etica, fantasia, coraggio. Cioè il calcio che amiamo, estroso, pulito, appassionante.