rassegna stampa roma

Da Amadei a Ago, azzurro negato

(Il Romanista – M.Izzi) – La maglia azzurra è uno dei più grandi traguardi a cui può aspirare un calciatore italiano, onore grandissimo a Florenzi che vi arriva giovanissimo, a soli 21 anni.

Redazione

(Il Romanista - M.Izzi) -La maglia azzurra è uno dei più grandi traguardi a cui può aspirare un calciatore italiano, onore grandissimo a Florenzi che vi arriva giovanissimo, a soli 21 anni. A dire il vero, però, il rapporto di alcuni tifosi della Roma con l’azzurro è tiepido, seguono con simpatia le sorti della Nazionale, ma senza troppi patemi d’animo. Proviamo dunque a spiegare l’etimologia di questo “amore in sordina”, che a mio avviso è legato a doppio filo all’atavica ritrosia con cui il club-azzurro ha, per decenni, accolto nelle proprie file i calciatori giallorossi.

Volete un esempio? Facilissimo e non abbiamo neanche bisogno di scomodare Fulvio Bernardini e il suo accantonamento in quanto: “Troppo bravo”. Ci basta, sollevare, ad esempio il ricordo della vicenda di Guido Masetti. Nell’immediata vigilia del debutto ai mondiali del 1934 il terribile infortunio di Ceresoli (frattura del braccio), aveva, di fatto, consegnato a Guido la maglia da titolare. Pozzo preferì richiamare all’opera il vecchio Combi che aveva già annunciato il proprio ritiro e che si occupava già più del bar di famiglia che del calcio.

Potremmo continuare con l’ostracismo regalato a Volk, centravanti con una media gol spropositata che non ebbe mai la soddisfazione dell’esordio in azzurro, ma il caso più emblematico è quello di Amedeo Amadei. Uno dei più grandi attaccanti del calcio italiano ha debuttato in nazionale solo a 28 anni. [...]Quello di Amadei è senz’altro un caso limite, clamoroso e paradossale, ma negli anni a venire vissero vicende simili Guarnacci, Ginulfi, Santarini (addirittura offensivo il comportamento con Sergio a cui la federazione, in vista dei mondiali del 1978, telefonò per chiedere il numero di passaporto, per poi far cadere l’abboccamento nel nulla) e lo stesso Agostino Di Bartolomei.

Per quello che riguarda “Ago”, in vista dei mondiali di Baires del 1978, il tecnico aveva più volte dichiarato che se Antognoni non avesse recuperato da un infortunio piuttosto serio, sarebbe toccato a lui. L’allenatore viola Chiappella consigliò Giancarlo di non muoversi dall’Italia e anche Bernardini (che aveva fatto debuttare Giancarlo in Nazionale) si espose dandogli lo stesso suggerimento. Antognoni però partì lo stesso, giocò un mondiale disastroso e tornato in Italia (dove sarà costretto a ricorrere all’agopuntura e a farsi preparare un plantare speciale dal Professor Boni dell’Università di Pavia per riuscire a camminare) dichiarò: «Per come ero ridotto, credo di aver dato sin troppo». Ad Agostino rimase la preconvocazione e tanta amarezza. Spia di questo “abito mentale” è anche un episodio raccontato da Carlo Ancelotti. “Il Bimbo” (22 anni non compiuti) era appena arrivato in azzurro per disputare il mundialito. Dopo il debutto con gol, era andato a passeggio per le strade di Montevideo assieme a Tardelli e Gentile. Il trio rientra in ritardo e trova sulla porta, ad attendere, il buon Bearzot, che come racconta lo stesso Carletto, li accolse con queste parole: «Voi due, Tardelli e Gentile, andate pure. Mi meraviglio soprattutto di te, Ancelotti».

Luminose eccezioni a questo panorama non proprio favorevole, sono Francesco Rocca (al debutto in azzurro a 20 anni contro la Jugoslavia il 28 settembre 1974), Bruno Conti (che dovette attendere i 25 anni e il match contro il Lussemburgo dell’11 ottobre 1980) e naturalmente Daniele De Rossi, che ha esordito nel club Italia a 21 anni (il 4 settembre 2004), nel match contro la Norvegia, andando anche a segno. [...]