(Il Romanista - C.Zucchelli) Si sta allenando ad Atene per recuperare da un’infiammazione al tendine. I suoi nuovi compagni sono in Portogallo, tra qualche giorno lo raggiungeranno e poi tutti insieme partiranno per l’Olanda per un altro ritiro.
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«Ciao Roma, lasciarti è dura»
(Il Romanista – C.Zucchelli) Si sta allenando ad Atene per recuperare da un’infiammazione al tendine. I suoi nuovi compagni sono in Portogallo, tra qualche giorno lo raggiungeranno e poi tutti insieme partiranno per l’Olanda per un altro...
Nel frattempo lui, Leandro Greco, cerca casa al Pireo e si gode i primi giorni di questa nuova vita. Una vita fortemente voluta perché «anche se so che il campionato greco non è come quello italiano sono in un club che fa la Champions League e che è abituato a vincere». L’ormai ex centrocampista giallorosso ha appena firmato un contratto triennale con l’Olympiacos, posato per le classiche foto con la nuova maglia (...) e quando risponde al telefono ha voglia di dire alcune cose, di togliersi qualche sassolino dalle scarpe e di fare il bilancio di 15 anni di Roma: «Sono andato via per qualche anno, ma sono della Roma da quando avevo 10 anni. Non è stato facile lasciare».
È stata una decisione sofferta?
Sapevo chiaramente di non rientrare nei piani della società e ho rispettato questa scelta, come avevo fatto già un anno fa.
Dovevi andare via,poi però a gennaio hai rinnovato il contratto.
È stata una chiara richiesta di Luis Enrique, se fosse rimasto lui sarei rimasto anche io. La società non la pensava nello stesso modo.
Perché hai rifiutato con decisione il trasferimento al Chievo?
Per motivi personali. Trovo vergognoso, assolutamente vergognoso, che cose che io ho detto a poche e fidate persone siano uscite sui giornali, soprattutto perché c’è un bambino di mezzo. Senza nulla togliere al Chievo, la mia è stata una scelta di vita. Poi c’è stato il Pescara. Stroppa mi voleva, ma il discorso con l’Olympiacos era già avviato e quindi ho rispettato la parola che avevo con loro.
La Grecia sta attraversando un momento molto difficile, la tua è stata una scelta per certi versi rischiosa.
Sì, ma una volta capito che c’erano tutte le garanzie del caso non ho avuto dubbi. Ne ho parlato anche con Perrotta, mi ha consigliato di fare un’esperienza all’estero in un club che ha strutture all’avanguardia, uno stadio bellissimo e tanta abitudine a vincere e a giocare partite importanti.
Con chi altro ne hai parlato nella Roma?
Con Totti e De Rossi, che poi sono i compagni a cui sono più legato. Anche adesso stavo scrivendo a Daniele... A loro devo dire grazie. Così come devo dire grazie a Vito Scala, una grande persona. È una garanzia sapere che nella Roma ci sono persone che hanno così a cuore il bene e il futuro di questa società. Non ce ne sono molte.
L’allenatore a cui sei più legato?
Alberto De Rossi mi ha insegnato tanto, ma se devo fare un nome dico Luis Enrique. È stato fondamentale, sono certo che diventerà un grande tecnico. Anzi, per me lo è già.
La tua ascesa in prima squadra parte da un Basilea- Roma del 3 novembre 2010 con Ranieri in panchina in cui non dovevi neanche giocare.
È vero, io ero in tuta in tribuna quando di corsa sono venuti a chiamarmi e a dirmi che dovevo andare in panchina perché non c’erano centrocampisti. È stato Totti, al momento della formazione, a farlo notare al mister.
Entri e fai subito gol,poi quell’anno giochi parecchie partite.
È nato tutto quasi per caso, sono stati mesi importanti quelli, Ranieri mi faceva giocare spesso. Però è stato tutto merito di Francesco (ride, ndr).
Pensavi di giocare per sempre nella Roma?
Lo speravo, più che altro. Ma la società è stata di parere diverso e non ha fatto niente per nasconderlo, a me e a tutti. Mi dispiace, ma vado avanti lo stesso. Qualche giorno fa ho compiuto 26 anni, per me inizia una nuova vita.
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