rassegna stampa roma

C’è il destino fra Zdenek e Vincenzo

(Il Romanista – F.Bovaio) Chi sarà il prossimo allenatore della Roma? I nomi più ricorrenti li leggete tutti i giorni: Villas Boas, Bielsa, Montella, Zeman.

Redazione

(Il Romanista - F.Bovaio) Chi sarà il prossimo allenatore della Roma? I nomi più ricorrenti li leggete tutti i giorni: Villas Boas, Bielsa, Montella, Zeman.

Gli ultimi due stuzzicano la fantasia dei tifosi che li hanno già ammirati in passato con il giallorosso addosso. Il loro ipotetico ballottaggio per la panchina della Roma (alla quale entrambi hanno già fatto sapere di non poter proprio dire di no) ci riporta alla mente una storia della primavera del 1999, nella quale i loro precedenti destini in giallorosso "rischiarono" seriamente di incontrarsi.

A quei tempi Zeman era ancora l’allenatore della Roma, che nel suo canonico 4-3- 3 schierava come trio d’attacco il brasiliano Paulo Sergio (24 gol in due stagioni con il boemo), Marco Delvecchio al centro (25 gol in 58 partite di campionato nei due anni di Zeman) e Francesco Totti (25 reti anche per lui in 62 gare solo di serie A), per un totale di 74 gol in tre in due campionati.

Un bel bottino sicuramente legato ai sempre prolifici schemi d’attacco del boemo che però, stando ai ricordi di Trigoria, per migliorare ancora la squadra chiese al presidente Sensi un solo regalo di mercato: l’acquisto di Vincenzo Montella, centravanti emergente del nostro calcio. Quest’ultimo aveva iniziato a volare con il Genoa nella serie B 1995-96 (21 gol in 34 gare) e subito dopo era passato alla Samp, scatenando una rivolta di piazza nel capoluogo ligure. In blucerchiato aveva disputato un gran campionato 1996-97 (il suo primo in A, chiuso con 22 reti in 28 gare) e nel 1997-98 si era ripetuto, andando in gol per 20 volte in 33 partite. Dunque la leggera flessione del torneo 1998-99, dovuta anche a qualche guaio fisico di troppo e alla pessima stagione della Samp, che alla fine retrocesse in B, non incise sulla valutazione tecnica del ragazzo.

Per Zeman e il suo staff era lui il centravanti ideale per il 4-3-3 e convinsero il presidente Sensi a trattare con il club di Mantovani. Montella, ovviamente, fu lusingato dell’interessamento della Roma, anche perché l’idea di giocare con Zeman gli stuzzicava particolarmente la fantasia, come ammise qualche anno dopo, quando disse che in una squadra del boemo avrebbe segnato 40 gol a stagione.

Insomma, i due si stimavano e la buona volontà e i soldi del presidente Sensi stavano davvero per farli incontrare. Ma sul più bello tutto svanì e le leggende di Trigoria narranno che la colpa fu di Roma-Inter 4-5 di lunedì 3 maggio. Quella sera il presidente Sensi si sarebbe definitivamente convinto ad abbandonare l’utopia calcistica zemaniana per ripiegare sul più concreto Capello, che una volta giunto a Trigoria si ritrovò come centravanti quel Montella che non rispondeva ai suoi canoni di attaccante centrale. Lui per questo ruolo preferiva punte fisicamente forti e prestanti. Così, dopo una stagione con Montella (che comunque segnò 18 gol in 31 partite), volle Batistuta, titolare del trio d’attacco dello scudetto.

Oggi, a tredici anni di distanza da quell’incontro mancato, il destino si sta divertendo a mettere Montella e Zeman in concorrenza per la panchina alla quale ambiscono di più.(...)