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Castan: “Così difendere è più facile”

(Il Romanista – D.Galli) Sei punti su sei dopo 180 minuti. Non capitava da sei anni alla Roma, ma non capitava da sei anni anche a Garcia.

Redazione

(Il Romanista - D.Galli)Sei punti su sei dopo 180 minuti. Non capitava da sei anni alla Roma, ma non capitava da sei anni anche a Garcia. L’ultima volta che Rudi era partito così forte allenava il Le Mans. Con una pecca. Un neo. Un gol. Lo prese col Sochaux alla seconda di campionato. Il segreto del nostro successo, di una difesa romanista vergine che grida al miracolo dopo anni bui, è nella testa di questo tecnico dallo sguardo puro. In una breve intervista a Sky Sport, è Castan a riconoscerlo: «Qualcosa è cambiato per noi quest’anno. Ci troviamo meglio, giochiamo più vicini e siamo più uniti, ciò migliora il lavoro dei difensori. Sono arrivati Benatia, Maicon e De Sanctis, ma restiamo con i piedi per terra, perché abbiamo giocato solo due partite. Garcia? Ci ha detto che la fase difensiva non è composta solamente dai quattro difensori ma da tutta la squadra. Così come quando si prende gol non è colpa solo dei difensori, quando non si subiscono è merito di tutti».

Giochiamo più vicini, dice Leandro, quindi la squadra rimane sempre corta. E quando per esigenze offensive deve salire un terzino, De Rossi resta inchiodato lì. Un mastino davanti alla difesa. Ma non solo. Perché De Sanctis non sarà Buffon ma di sicuro è uno che si fa sentire, perché Benatia è un cagnaccio, perché Balzaretti di quest’anno non è quello di dodici mesi fa, perché Maicon è qualcosa di più dell’onesto Piris, perché Strootman è un centrocampista di livello mondiale, perché la sintonia con Garcia ha risvegliato Pjanic, perché Ljajic dà l’impressione di valere Lamela. E poi, vabbé, c’è Totti che basta la parola. Dietro c’è però l’uomo che ha scritto le istruzioni per l’uso. Rudi Garcia parla con tutti, chiarisce ogni cosa, ha lo sguardo fiero e le idee chiare. Forse, con gli anni è migliorato anche lui. Per carità, finora hai giocato contro Livorno e Verona, non contro Milan e Juventus. I conti si faranno più avanti. Però un avvio così forte in una prima divisione il tecnico di Nemours non l’aveva mai avuto. Prima di quello romanista - due partite, 6 punti, 5 gol realizzati, 0 gol subìti - il miglior sprint era stato col Le Mans nel 2007: 1-0 al Metz in casa, 3-1 in trasferta al Sochaux. La stagione proseguì con una vittoria per 2-1 a Bordeaux. Nove punti su nove. L’incantesimo si spezzò proprio contro quella che sarebbe poi stata casa sua per cinque stagioni: il turno dopo pareggiò 1-1 col Lille, poi giunse la prima sconfitta per 3-1 col Monaco. Pensate. Nel 2010/11, la stagione chiusa con il trionfo del Lille in Ligue 1 a 57 anni dal secondo titolo e la conquista della Coppa di Francia, Garcia aveva cominciato in maniera pessima: quattro pareggi consecutivi, due 0-0 (Psg e Sochaux) e due 1-1 (Rennes e Nizza). Qualcosa è cambiato sicuramente a Trigoria. Dove prima di allestire una squadra più competitiva delle precedenti si è pensato a costruire delle fondamenta solide. Sono le spalle di Garcia. E sono spalle forti.