(Il Romanista - D.Galli)Giudizio sospeso, palla di nuovo alla Procura federale. È questo quello che ha deciso ieri su Cagliari-Roma la Corte di giustizia federale. O meglio, è quello che ha deciso di non decidere. Per temporeggiare, sostiene più di qualche fonte, per far sì che sia Palazzi ad assumersi la responsabilità di accertare quello che pure è evidente: se Cagliari-Roma non si è giocata, è colpa di Cellino, che ha chiesto ai suoi tifosi di andare allo stadio a dispetto di un’ordinanza che disponeva le porte chiuse, costringendo così il Prefetto di Cagliari a rinviare la partita. Lo 0-3 a tavolino è stata una diretta conseguenza del comportamento del legale rappresentante del club rossoblù, non di un reclamo della Roma. Questo è quanto ritengono a Trigoria, ma anche in Lega di A, dove hanno punito apposta in primo grado la società sarda
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Cagliari-Roma, niente sentenza
(Il Romanista – D.Galli) Giudizio sospeso, palla di nuovo alla Procura federale. È questo quello che ha deciso ieri su Cagliari-Roma la Corte di giustizia federale.
Il comunicato della Corte recita: «La C.G.F., visto il reclamo del Cagliari Calcio S.p.A., nonché la costituzione della A.S. Roma S.p.A., sentite le parti, in disparte la valutazione di legittimità del provvedimento prefettizio di rinvio, che peraltro non compete a questa Corte, ritenuto nondimeno necessario acquisire ulteriori elementi cognitivi e di valutazione in punto di fatto in ordine alla riconducibilità, anche a titolo di responsabilità oggettiva, ai sensi dell’art. 17, comma 1 C.G.S., della mancata disputa della gara Cagliari/Roma del 23.9.2012 al Cagliari Calcio S.p.A., sospende il giudizio mandando alla Procura Federale di effettuare un apposito supplemento istruttorio per riferire con specifica relazione, avuto particolare riguardo alla svolgersi dei fatti ed all’imputabilità degli stessi, ai sensi della norma richiamata».
Traduciamo. La Corte prende tempo, chiede alla Procura della Figc di indagare ancora. Ma su cosa? Beh, i giudici sono chiari. Vogliono che gli 007 di Palazzi verifichino che i fatti sono andati davvero come sostiene la Roma e come crede anche il resto del mondo, compreso il giudice della Lega Gianpaolo Tosel. E vogliono capire se, con il suo comportamento, Cellino ha violato veramente l’articolo 12 del Codice di giustizia sportiva, la norma che obbliga le società ad attenersi alle disposizioni «di pubblica sicurezza relative alle gare» che organizzano.
La domanda che ieri si sono fatti un po’ tutti è: ma perché la Corte di giustizia federale ha bisogno di un supplemento di indagine, se il provvedimento del Prefetto di Cagliari è solare, ed è solare anche la sentenza di condanna di Tosel? Non può esserci una risposta, ci si può limitare a un’interpretazione che comunque la Roma non fa. A Trigoria restano in attesa della parola fine, sono fiduciosi. Il concetto è sempre lo stesso: «Siamo nelle regole». Che poi è anche il senso del virgolettato di Franco Baldini, ieri in prima fila a via Po per tutelare la Roma e non certo se stesso (curioso comportamento per un «avvoltoio»), dal ricorso del Cagliari. «Siamo qui - ha spiegato il dg - perché siamo obbligati a difendere gli interessi della Roma, che farò sempre finché posso». Quando gli viene riferita una dichiarazione di Cellino («se vince il Cagliari, vince lo sport»), Baldini risponde così: «Credo che lo sport vinca quando vince il rispetto delle regole». Già, Cellino. Il presidente del Cagliari continua a spostare l’attenzione dalla Roma a Baldini, definito un mese fa «avvoltoio», sì, ma «per scherzo». Per scherzo. «La Roma - ha detto ieri - è una società amica, voglio che il rapporto resti così. Non voglio perdere l’amicizia con la Roma. Voglio difendere lo sport e sottopormi alla giustizia sportiva, l’unica giustizia che conta in quest’ambito». Poi gli viene fatto notare come la Roma sia amica, ma Baldini un po’ meno. La risposta è stupefacente: «Ah, il 2 novembre non è ancora arrivato... (e che c’entra il riferimento a Ognissanti, al giorno in cui si celebra il ricordo dei defunti?, ndr). Non personalizziamo le cose. Io vorrei sapere di chi è la Roma, vorrei conoscere il mio collega e stringergli la mano. Che vi devo dire? Ho detto "non è che la Roma passa dal lupo all’avvoltoio", l’ho detto per scherzo ed è stato riportato. Non mi permetto di dare dell’avvoltoio a nessuno». Falso. C’è una comunicazione ufficiale sul sito del Cagliari.
È delle ore 8,51 del 24 settembre: «La Società Cagliari Calcio comprende i principi del Sig. Baldini pur non condividendoli, perché chi spera di avvantaggiarsi delle disgrazie altrui non può essere contraddistinto come tale. Se così fosse, a quel tipo di uomo di principi, il suo più appropriato stemma sarebbe quello dell’avvoltoio». Comunque, per inciso, sembra che ci sia anche dell’altro. Pare che non tutte le dichiarazioni rese ieri da Cellino siano state pubblicate o rilanciate dalle agenzie di stampa. Vedremo se si aprirà un altro capitolo di questo pasticciaccio all’italiana. Un’altra pessima pagina del nostro calcio che la Corte di giustizia federale ha preferito non voler ancora voltare.
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