(Il Romanista - C.Zucchelli) «Un bel regalo di compleanno». Si è presentato così Bojan Krkic nella sede del Milan intorno alle 18.
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Bojan dice no al Malaga e va al Milan
(Il Romanista – C.Zucchelli) «Un bel regalo di compleanno». Si è presentato così Bojan Krkic nella sede del Milan intorno alle 18.
È arrivato a via Turati con la fidanzata e con l’intermediario che ha favorito la trattativa a tre - rossoneri, Roma e Barcellona - che ha fatto diventare l’attaccante catalano il nuovo rinforzo a disposizione di Allegri. Una trattativa che è stata messa in piedi nel fine settimana e che è decollata lunedì sera, quando Sabatini è arrivato a Milano. Ieri mattina l’incontro con Braida e Galliani, poi la telefonata a Bojan: «È tutto fatto, parti». Il giocatore, che era nella sua casa al Torrino, è passato a Trigoria a prendere alcune cose poi è andato a Fiumicino, accompagnato da due tifosi, dove alle 16 ha preso un volo Alitalia per Linate. Faccia scura all’aeroporto romano, sorriso - vero o di circostanza non si sa - in quello milanese.
Il Milan ha assicurato a lui e al suo entourage, che da giorni premeva per la cessione nonostante la poca convinzione del giocatore, che Allegri lo farà giocare con regolarità. La Roma non poteva dargli le stesse garanzie. E a malincuore lo ha ceduto (lo stesso Pallotta ci è rimasto male, considerando che a Boston gli aveva anche regalato le scarpe di Kevin Garnett, asso dei Celtics), pur sapendo che la piazza non avrebbe preso bene il rinforzo di una diretta concorrente in campionato. Ma c’era la necessità di alleggerire il monte ingaggi e con l’addio dello spagnolo verranno risparmiati oltre tre milioni a cui si aggiungerà il milione e mezzo che il Barcellona girerà a Trigoria come premio di valorizzazione. Se qualche tempo fa fosse stato ceduto Borriello, Bojan sarebbe rimasto, ma con i se e i ma non si va da nessuna parte. Il giocatore era poco convinto di andare al Malaga o all’Amburgo, le due società che lo avevano cercato con più insistenza, e avrebbe accettato solo il Milan o un club di Premier. Arrivata la chiamata da Milanello, che tra l’altro ha provato a offrire anche Mexes ricevendo un secco no (adesso il francese potrebbe raggiungere Spalletti allo Zenit) non ci ha pensato un attimo a dire sì. «Ho capito che avrei giocato poco o nulla quest’anno», ha confidato prima di andare a Milano.
La Roma aveva chiuso col Malaga lunedì sera, poi lo staff di Bojan ha detto: «Non ci pensiamo proprio, preferiamo il Milan». E così è andato via. La cosa gli è dispiaciuta: a giugno aveva parlato coi dirigenti giallorossi per capire il da farsi. Le ipotesi erano tre: tornare a Barcellona almeno per i tre mesi estivi per fare il vice Villa, restare a Trigoria, andare in Inghilterra o Germania (lo voleva lo Schalke 04). Aveva deciso di non lasciare la Roma per due motivi: perché voleva ripagare il credito che Baldini e Sabatini gli avevano dato e perché era convinto che Zeman, di cui aveva visto alcune partite quando stava trascorrendo le vacanze in Spagna, potesse essere l’allenatore giusto per rilanciarlo. «Poi tra un anno - erano state le sue parole - penserò al futuro». Convinto che Roma e Barcellona avrebbero ridiscusso la sua posizione, rinegoziato gli accordi e trovato una soluzione ideale per lui. Non si aspettava una preparazione così dura col boemo - e pensare che gliel’avevano raccontato... - ma ha cercato di allenarsi sempre, nonostante qualche noia muscolare di troppo.
A Irdning si è fermato ed era anche piuttosto nervoso per qualche battibecco con i tifosi, ma credeva che una volta tornato nella Capitale tutto si sarebbe risolto. Il suo procuratore e la famiglia non erano dello stesso avviso: volevano che gli fossero assicurate presenze e minuti, consapevoli che dopo due anni trascorsi più in panchina che in campo Bojan avesse bisogno di giocare sempre. Addirittura era stata stilata una tabella di quante partite avrebbe dovuto disputare. La Roma non poteva accettare una simile richiesta, lo stesso calciatore sapeva di doversi sudare il posto coi compagni, ma la storia è andata diversamente. Si è preso una notte per riflettere, lontano da tutto e tutti, poi ha deciso che non poteva far altro che andare via. Dopo 7 gol in 37 presenze ha chiuso la sua parentesi romanista. Salutando gli amici (ma tornerà presto a Roma per una cena e per organizzare il trasloco), salutando i compagni e i tifosi. Con tanta amarezza, nonostante quel sorriso con cui è sbarcato a Linate raccontando di un bel «regalo di compleanno». Vero, in parte. Perché quella di ieri per lui è stata una giornata di festa solo a metà.
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