rassegna stampa roma

Baldini: «Macché seconda scelta»

(Il Romanista-D.Galli) «Zeman non è né una seconda né una terza scelta. È una scelta». È la scelta. È il tecnico della Roma, perché la Roma ha ritenuto che fosse la soluzione migliore.

Redazione

(Il Romanista-D.Galli) «Zeman non è né una seconda né una terza scelta. È una scelta». È la scelta. È il tecnico della Roma, perché la Roma ha ritenuto che fosse la soluzione migliore.

La migliore in una rosa che comprendeva altri nomi. Tutti alla pari. In conferenza, Franco Baldini lo dice. Lo ridice. Lo sottolinea. Consapevole che c’è chi penserà sempre che il Boemo veniva dopo Montella o dopo Villas Boas. Non è così. E non perché non sia vero che la Roma non abbia pensato a Montella o Villas Boas, ma perché non c’erano solo Montella e Villas Boas.

 

Pensare il contrario vorrebbe dire ritenere la Roma un club di dilettanti, dove c’era una sola alternativa possibile. (...) Alla fine, la Roma ha voluto Zeman. Solo Zeman. «Un anno fa gli avevamo offerto il ruolo di responsabile del settore giovanile», ricorda Baldini, «poi il Pescara gli propose la panchina...». La conferenza. Quando il diggì introduce il Maestro, ringraziando la stampa per essere intervenuta, parla di «presentazione». Poi si corregge. «Più che per la presentazione, per dare il bentornato a mister Zeman che si lega alla Roma con un contratto di due anni più eventuale opzione per il terzo. Mi preme soltanto, prima di cominciare e lasciare la parola a lui, sgombrare il campo dagli equivoci. Ma non tanto per difendere il lavoro della società, che tanto si è difesi o attaccati a prescindere dalla qualità del lavoro stesso: mi interessa chiarire che non è come è stato detto, che non è né una seconda né una terza scelta. È una scelta. Una scelta ponderata per la quale ci siamo presi il tempo che ritenevamo utile, perché non è soltanto il tempo che ci prendevamo noi, ma anche il tempo di cui avevano bisogno gli altri interlocutori, perché ci sono degli impegni da rispettare e ci sono delle attese che vanno consumate». Baldini lo dice. E poi lo ridice, appunto e non a caso: la Roma non ha preso Zeman perché gli altri non hanno accettato la panchina giallorossa. «Mi preme sottolineare questo fatto - ribadisce - perché Zeman è la scelta che è stata fatta dopo aver avuto la possibilità di confrontarsi con diversi altri interlocutori, dopo aver a lungo pensato con Sabatini e Fenucci quella che era la miglior cosa da poter fare. Ed è una scelta che non è derivata dal fatto che altri interlocutori ci possano aver detto di no. Anzi, questa è una cosa che ci rende molto fieri, che tutti gli interlocutori eventualmente contattati ci avessero dato la disponibilità ad allenare la Roma. E ripeto, questo è per dare a Zeman quello che è di Zeman, non per difendere il lavoro della società».

Baldini spiega poi perché è stato voluto il Boemo e non un altro tecnico. «Si continua sul solco di voler cercare il gioco attrattivo che cercavamo l’anno scorso, è un allenatore in grado di valorizzare i giovani, è un allenatore in grado di portare allo stadio la gente. Sono tutti motivi legittimi però troppo spesso si è dimenticato quello fondamentale: molto banalmente perché Zeman se lo merita». E se lo merita, avverte il dg, non per riparare a un torto del passato, «ma perché ha fatto divertire una città e tutto il calcio, ha fatto innamorare tutta Pescara ». Le battaglie di Zeman per un calcio pulito. Baldini riconosce che ha pesato sul piatto della bilancia, specie in un momento storico - un altro, dopo Calciopoli - in cui Scommessopoli ha (ri)gettato la Serie A nel fango. «È una componente molto importante e anche questa ha concorso per far ricadere la scelta su di lui».

Gli arbitri. Durante la conferenza viene chiesto a Zeman, lo Jedi del calcio come lo ha definito il Wall Street Journal, se non commenterà le direzioni di gara, adeguandosi così alla linea societaria. «Penso che è sbagliato, però se la società dice che non si deve dire, visto che io sono un dipendente, non ne parlerò», risponde Zeman. Baldini è costretto a fare una precisazione: «Quando si parla di indirizzi e ordini della società, non si parla di diktat. L’indicazione di non parlare degli arbitri, è vero, è una nostra volontà. Ma c’è sempre stata libertà di espressione, come avete visto dalla esternazioni dei calciatori in certe partite. La nostra volontà è quella di non parlarne, ma quando Zeman parlerà degli arbitri, non ci sarà niente di male». Comprensibile, il male è altrove. La forza oscura è a Torino, ma pure dintorni. Hanno chiamato Zeman per quello. Anche per quello.