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Propizio: «Alessandro ha Totti nel destino»

(Il Romanista – V.Vercillo) Un’amicizia nata sul campo, là dove Alessandro Florenzi si sente come a casa.

Redazione

(Il Romanista - V.Vercillo) Un’amicizia nata sul campo, là dove Alessandro Florenzi si sente come a casa. Emanuele Propizio e il numero 48 giallorosso hanno calpestato lo stesso terreno di gioco per anni, quando erano bambini. Poi le strade li hanno divisi. E mentre il primo ha scelto il cinema, Florenzi ha continuato a correre. Correre verso un traguardo che è ancora lontano. Ma la strada è giusta, e il gol a San Siro contro l’Inter, al suo esordio dal primo minuto, lo dimostra. «Vederlo lì, da solo davanti alla porta, pronto a raccogliere l’assist del Capitano, è stato indescrivibile. Lui in quella squadra ci sta, e bene. E non solo perché è romano e romanista» dice a Il Romanista Propizio, attore visto sul grande schermo assieme a Verdone, De Sica ed Elio Germano in film come "Mio fratello è figlio unico" e "Grande, grosso e Verdone", amico di Alessandro Florenzi sin dall’infanzia. «Ma la strada è ancora lunga, ora deve continuare a lavorare con la sua solita umiltà per raggiungere i traguardi che merita».

 Esordio dal primo minuto e subito in gol, dopo appena 14 minuti. Che emozione...

Indescrivibile, mi stavo sentendo male. E anche lui: sta passando un momento bellissimo. L’ho sentito sia dopo la partita sia dopo l’arrivo in Under 21: era davvero felice per la convocazione, ma soprattutto ancora emozionato per il gol.

Come hai vissuto la partita? Innanzitutto, dove confessare che era una settimana che mi sentivo che Sandrino avrebbe segnato. Lo andavo a dire in giro a tutti quelli che incontravo, e volevo anche scommettere su di lui. Purtroppo poi ho trovato chiuso.

Ma tra di voi non avete scommesso nulla? No, ero io che andavo a dire in giro: «Scommetto che a Milano segna!».E alcuni amici miei dicevano: «Ma che te pare?», ovviamente perché non lo conoscono come lo conosco io. E domenica mi stavo davvero sentendo male, due volte: per il gol e per non aver scommesso. Poi vabbè, ovviamente la questione scommessa è passata in secondo piano, perché quando ho visto che stava lì, da solo, davanti alla porta, non ci potevo credere. Ero davvero felice per lui.

Come vi siete conosciuti? Giocavamo insieme da piccoli, anche a pallone, siamo dello stesso anno e della stessa zona. Io abito a Casal Palocco, lui è di Vitinia. Devo dire che io conosco tanti ragazzi che hanno intrapreso il mestiere di calciatore, ma il rapporto che ho con Sandro va oltre. Sta passando un momento bellissimo, ed è una soddisfazione anche per me. Io piano piano sto facendo strada nel cinema, ed è giusto che anche a lui si aprano le strade che merita di percorrere. Finalmente ce la sta facendo: è partito da lontano e sta arrivando ancora più lontano e siamo contenti.

Zeman, già da quest’estate, ha dimostrato di voler puntare su di lui. Ne avete mai parlato? Appena possiamo noi stiamo insieme. Come quest’estate, quando appena potevamo ci ritrovavamo a parlare tutta la notte, a fantasticare sul futuro. Lui è il classico ragazzo che ha fiducia in se stesso e nelle sue capacità, come sono un po’ io. Quindi non è che andiamo a ricercare la fiducia degli altri, ce la vogliamo conquistare sul campo, diciamo. Lui diceva sempre: «Ora vediamo, io sto qua. L’anno scorso ho fatto bene, adesso anche sto facendo bene. Io continuo a lavorare al meglio che posso e poi si vedrà». E comunque stiamo parlando di una persona, Zeman, che non ti dirà mai «bravo» così apertamente. Quindi non è mai facile capire quanto effettivamente stia puntando su di te. Però penso che per la carriera di Sandrino lui sarà fondamentale: è l’allenatore ideale.

 Per il suo futuro cosa ti aspetti? Io sono una persona molto scaramantica, quindi diciamo che sul futuro “prossimo” della Roma non voglio pronunciarmi. Però quello che posso dire è che lui, là dentro, ci può stare. Ci sta, ne fa parte. Se ci sono due caselle prenotate a centrocampo da Pjanic e De Rossi, la terza maglia, senza togliere niente agli altri, lui la può, la deve avere. L’abbiamo visto a San Siro: un ragazzo di 20 anni, titolare in una partita così fondamentale e delicata, che ti gioca con quella personalità dove lo trovi? Ha spiccato. E’ giovane, ha testa, e non si è fermato un attimo. Ma io penso che lui non sia neanche a metà dell’opera. Deve continuare a lavorare con la sua umiltà, per portare dei risultati buoni per lui e per la squadra.

Il suo idolo qual è? Quando parliamo di una persona, che è il Capitano, puoi vedere che ci brillano gli occhi, a tutti e due. Senza nulla togliere agli altri, però per ragazzi della nostra età è come se fosse una figura mitologica. Noi siamo nati con lui, non abbiamo mai visto la Roma senza di lui. E’ una figura che va oltre.

 Com’è il loro rapporto sul campo? E’ come una bella favola, che inizia con il “C’era una volta...”. Lui che si trova pronto al suo passaggio e segna, lui che nel 2011 a Roma-Sampdoria esordisce in serie A per andare a sostituire proprio Totti. Quindi è come se fosse il destino a legarli. Poi dopo lui e De Rossi, l’unico romano e romanista in prima squadra è Sandro, cosa a cui questa città sta attenta. E speriamo che ci sia un lieto fine, per entrambi.