rassegna stampa roma

Abete: «Garcia ha iniziato bene. E chi ben inizia…»

(Il Romanista – M. Bianchini) – Giancarlo Abete è un innamorato infinito della città che gli ha dato i natali. Nella veste di presidente della FIGC spende intense giornate di lavoro a governare il complesso movimento calcistico del...

Redazione

(Il Romanista - M. Bianchini) - Giancarlo Abete è un innamorato infinito della città che gli ha dato i natali. Nella veste di presidente della FIGC spende intense giornate di lavoro a governare il complesso movimento calcistico del Paese, ma riserverà sempre un angolino del cuore al nome di Roma. Lo incontriamo, mentre si legge ancora nei suoi occhi la gioia vissuta nella notte di Torino, quando con una strepitosa rimonta sulla Repubblica Ceca la Nazionale Italiana, fonte orgogliosa dell’unico tifo dichiarato, si è qualificata con largo anticipo ai prossimi mondiali. Ma anche se l’alta coscienza del ruolo impone di mantenere la legittima equidistanza fra le simpatie personali e la guida dello sport più amato dagli italiani, il presidente accetta volentieri di aprire una parentesi sui temi capitolini con spirito di affettiva partecipazione, ben sapendo tuttavia che le sue considerazioni valgono come modello costruttivo per tutti. [...]

Presidente, il calcio romano, quello che appartiene alla preponderanza delle persone oneste, vive giorni di inquietudine di fronte ai rinnovati assalti della violenza e del razzismo con il pericolo di compromettere l’immagine della Capitale.

«Nessuno ha mai pensato di abbassare la guardia sui temi della sicurezza, della lotta al razzismo e di fronte agli episodi di violenza. C’è attenzione e sensibilità. Ma vogliamo per una volta partire dai risultati migliorativi degli ultimi 5 anni che ci ha consegnato il Ministero dell’Interno e che sono il frutto delle strategie dell’Osservatorio; i dati disegnano uno scenario incoraggiante, che invita a pensare in positivo. Roma ha ospitato solo pochi mesi fa un derby storico in una Finale di Coppa Italia; c’è stato un grande impegno organizzativo da parte di tutti i soggetti coinvolti. Va alimentata la consapevolezza di saper valorizzare gli aspetti positivi».

Cosa ha provato vedendo le curve di Roma e Lazio desolatamente vuote all’esordio in campionato?

«Dispiace per chi si è trovato suo malgrado a non poter assistere alle partite a causa del comportamento di altri. Dispiace che ci sia il rischio dell’identificazione di una comunità o di una intera città per colpa di poche persone. Le decisioni della giustizia sportiva rispondono ad una logica di intervento concreto e mirato, in linea con le recenti direttive internazionali della UEFA in materia di razzismo che il calcio italiano ha recepito senza indugi. Serve dare risposte forti e questo è uno dei messaggi sui quali bisogna insistere: nessuna tolleranza di fronte a razzismo e discriminazione. Abbiamo allo stesso tempo assistito anche ad un grande senso di responsabilità delle società e dei tifosi nel promuovere iniziative a favore dell’integrazione e nel dissociarsi dai comportamenti violenti. Ma la lotta al razzismo ed alla discriminazione non può prescindere dalla legge e dalle sue applicazioni»

Basteranno le misure repressive ad eliminare la piaga che contagia anche altri stadi d’Italia?

«Il punto di partenza deve essere la conoscenza del fenomeno e la prevenzione. Il calcio deve fare la sua parte con coscienza, coraggio e attenzione. Ripeto; c’è la volontà di isolare chi commette reati con una assunzione di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, ognuno per la propria parte ed ognuno nel rispetto delle normative e delle titolarità degli interventi. Mi trovano d’accordo le parole del ministro Kyenge, che abbiamo anche incontrato di recente con la Nazionale, quando dichiara che l’Italia non è razzista e neanche xenofoba. Ci sono episodi razzisti ma non bisogna generalizzare. È possibile cambiare la dimensione culturale di certi comportamenti attraverso l’esempio, la conoscenza, l’educazione, ed anche con la fermezza degli interventi»

L’approvazione della legge sugli stadi, oltre ai tanti aspetti positivi che distinguono uno Stato moderno, potrebbe aiutare le società a rendere più sicuri gli impianti di proprietà scoraggiando i malintenzionati. Sarebbe pure un ulteriore arricchimento, in previsione dell’auspicata candidatura olimpica di Roma. La politica però, continua a fare orecchie da mercante, generando sconcertanti interrogativi. Perché ?

«È una condizione assolutamente necessaria sebbene non sufficiente. È un dato oggettivo e dimostrato dagli esempi del panorama internazionale che strutture confortevoli ed accoglienti favoriscono un clima di serenità e una partecipazione festosa agli eventi. La dimensione di una gestione diretta di impianti di proprietà valorizzerebbe le capacità organizzative delle società e contribuirebbe a rendere più efficace anche il lavoro di tutela dell’ordine pubblico da parte delle forze di polizia. Ma la qualità degli impianti non può prescindere dalla qualità dei comportamenti. C’è grande attenzione da parte del Governo acciocchè l’iter del provvedimento possa essere veloce».

La Roma è fortemente impegnata a favorire le trasferte della tifoseria sana, attraverso iniziative che trovano nella Away Card il punto cardine. Essa potrebbe fare da battistrada, magari aperta a miglioramenti, anche ad altre realtà del nostro calcio?

«La logica è e deve essere quella dell’inclusione. Tutto ciò che favorisce la partecipazione dei tifosi deve essere sostenuto, sempre nella dimensione di salvaguardare la sicurezza, il rispetto delle leggi e dei regolamenti. C’è la disponibilità dello sport e del calcio nel trovare strade nuove in questo senso. Lo sta facendo la Roma, lo stanno facendo anche altre società. Non bisogna però focalizzarsi solo sugli strumenti; va sviluppata la capacità di saper intercettare e coinvolgere i tifosi in maniera concreta. È allo stesso tempo necessario portare avanti programmi di semplificazione che consentano di migliorare la fruibilità degli impianti e la qualità dei servizi esistenti e che allo stesso tempo sappiano sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie».

Si avvicina il derby che forse raramente, come in questa occasione, sarà sotto la lente di ingrandimento degli organi preposti all’ordine pubblico e dell’informazione. Il sindaco Marino ha lanciato un appello alla città. Lei lo fa suo sicuramente, ma possono bastare gli appelli?

«Contribuiscono certamente a migliorare il clima in città. Poi esistono appelli di altissimo grado. Il recente incontro con il Santo Padre in occasione dell’amichevole Italia-Argentina ha restituito un messaggio semplice: "lavorare perché il calcio non perda il carattere sportivo. Quando le squadre vanno per questa strada, lo stadio si arricchisce umanamente, sparisce la violenza e tornano a vedersi le famiglie sugli spalti". È un messaggio che appartiene a tutti noi, dirigenti, calciatori, tifosi».

Passando al più rassicurante terreno del calcio giocato, viene in mente Francesco Totti, emblema di rettitudine e di longevità sportiva che sembra aver "contagiato" pure Cesare Prandelli in previsione dei mondiali in Brasile.

«Totti costituisce uno straordinario esempio da un punto di vista professionale e di fedeltà alla maglia. Il Mondiale di Germania 2006 lo ha visto protagonista dopo un gravissimo infortunio. A distanza di sette anni continua a rappresentare un riferimento per la Società, la sua tifoseria ed il calcio italiano. E il Mondiale 2014 recentemente conquistato dalla nostra Nazionale con la vittoria con la Repubblica Ceca si avvicina ….»

I tifosi romanisti, pur nel doveroso rispetto del suo ruolo istituzionale, gradirebbero un commento spassionato sulla nuova Roma di Garcia. Non trascurando le altre concorrenti del campionato, da esperto obiettivo di calcio, che tipo di torneo immagina nelle sue previsioni?

«La Roma di Garcia ha iniziato alla grande un campionato che si prospetta avvincente. La bellezza del calcio è anche nella sua imprevedibilità ed è obiettivamente non facile fare previsioni con molti grandi Club che dimostrano fin dalle prime giornate di avere una mentalità vincente. Ma c’è un antico detto che ricorda che quando si inizia bene si è già alla metà dell’opera!» [...]