rassegna stampa roma

Vince l’unità Lazio. De Rossi ci rimette il derby e l’azzurro

(Corriere della Sera – L.Valdiserri) Il tempo non torna indietro.

Redazione

(Corriere della Sera - L.Valdiserri) Il tempo non torna indietro. Molti tifosi all’Olimpico, romanisti con speranza e laziali con terrore, al terzo minuto di recupero hanno osservato il pallone che volava verso l’area biancoceleste con Osvaldo e Marquinho pronti a far rivivere l’incredibile rimonta del derby del 29 novembre 1998, quando la Roma in dieci recuperò da 1-3 a 3-3.

C’era Zeman in panchina e c’era anche ieri, ma il mondo torna sui suoi passi solo nei film. Nella realtà 14 anni sono un’infinità e il presente è di Vladimir Petkovic e della sua Lazio, che si prende il terzo derby di fila e riscrive le gerarchie cittadine. Punti d’oro non solo per la supremazia sul Tevere, ma anche in una classifica dove Napoli e Fiorentina hanno fatto tre punti in trasferte difficili. Ha vinto chi ha saputo fare più gruppo e adattarsi meglio alle condizioni del campo zuppo. Ha vinto chi lo ha meritato. Il calcio è fatto di episodi, che possono essere favorevoli o sfavorevoli. Ma è anche un sottile gioco psicologico, che nasce dalla gestione degli uomini. Nella Lazio c’è un’unità di intenti, tra staff tecnico e giocatori, che alla Roma manca. Petkovic ha saputo mediare, dopo un precampionato disastroso, con alcune indicazioni che gli sono state date dai giocatori più rappresentativi. Non si è snaturato, ma ha apportato piccolemodifiche che, con l’aumentata autostima del gruppo, sono diventate importanti.

Zeman, al contrario, chiede una fede cieca nel suo calcio che giocatori con un passato importante alle spalle non possono o non vogliono dare. E da lì nasce un muro contro muro, non un dialogo. Petkovic ha trovato a Hernanes il posto più giusto in campo e ha lasciato Klose unica punta proprio come vuole il tedesco. Nella Roma i problemi principali sono calciatori di grande personalità, come De Rossi o Pjanic, o giovani rampanti come Destro. La squadra è terrorizzata dall’idea che non bastino due gol a partita per almeno pareggiare. La media punti, con i tre a tavolino di Cagliari, è pari a quella del vituperato Luis Enrique. La difesa è la più battuta della serie A con Pescara e Chievo. La proprietà americana (21 sconfitte sul campo in una stagione e poco più di gestione) è delusa. Presto si farà vedere l’a.d. Pannes, probabilmente anche il presidente Pallotta.

Nel frattempo Claudio Lotito trova «funny», divertente, godersi all’Olimpico il terzo derby vinto e lasciarsi andare a qualche battuta maramalda su Topolino Channel. Facce da derby. Stravolta quella di De Rossi, espulso per un pugno a Mauri al 46’ p.t. (per cui ha poi chiesto scusa negli spogliatoi, ha perso la nazionale e prenderà tre turni di squalifica), ormai un caso conclamato; furibonda quella di Pjanic, che dopo il 3-2 si è rivolto verso la panchina; terrorizzata quella di Goicoechea dopo la «paperissima» che ha permesso alla Lazio di pareggiare il gol iniziale di Lamela (poi sostituito con la Roma in 10: era il più in forma, aveva segnato l’ottavo gol e poteva mettere in difficoltà una Lazio con molti ammoniti). Dall’altra parte c’erano i sorrisi di Candreva, Klose (tre derby e tre vittorie), Mauri... Diceva Julio Velasco: chi vince festeggia e chi perde spiega.

Purtroppo per la Roma le spiegazioni di Zeman dopo le partite non prevedono l’analisi e/o l’assunzione di responsabilità dirette. La colpa è del campo pesante, dell’arbitro, della sfortuna, degli errori individuali. Intanto i punti di distanza dalla Lazio sono 5 e quelli dal terzo posto sono 9.