rassegna stampa roma

Una Roma in dieci intona la Nona «Squadra cuore e testa»

(Corriere della Sera- L. Valdiserri) – Cade il record dell’Udinese, che non perdeva in casa da 22 partite (2 settembre 2012: 1-4 contro la Juventus), e non quello della Roma che, anche se in dieci per l’espulsione di Maicon al 20’...

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(Corriere della Sera- L. Valdiserri) - Cade il record dell’Udinese, che non perdeva in casa da 22 partite (2 settembre 2012: 1-4 contro la Juventus), e non quello della Roma che, anche se in dieci per l’espulsione di Maicon al 20’ della ripresa e senza gli infortunati Totti e Gervinho, conquista la nona vittoria su nove partite. Rudi Garcia, che si ricorda di Napoli- Sassuolo, avverte: «La prossima, contro il Chievo, giovedì sera, sarà la partita più difficile della stagione. Dei record non mi importa, io voglio vincere titoli». Continuando così ci riuscirà. Anche lui, però, deve ammettere che un successo così è una tappa fondamentale: «È una vittoria conquistata con cuore e testa: vale più di tre punti». Da casa Francesco Totti si unisce al coro: «Bravi i miei compagni, che hanno dimostrato tutti coraggio, forza e, come diciamo noi, due palle così! Tutti noi siamo la Roma, a prescindere da chi gioca».

L’enfasi è perdonata perché vincere a Udine, come diceva la statistica, è un’impresa. Farlo con l’uomo in meno ancora di più. Garcia può andare fiero della sua squadra—cuore e testa, l’ha definita lui — e dell’azione del gol. Non capita spesso di vedere una squadra in inferiorità numerica, a dieci minuti dalla fine, lanciare quattro uomini verso la porta avversaria: Strootman, Ljajic, Marquinho e Bradley. L’olandese ha condotto l’azione, il serbo ha squadernato la difesa dell’Udinese con un movimento «a ricciolo », il brasiliano l’ha schiacciata verso il portiere Kelava andando in profondità, lo statunitense si è trovato a tirare una specie di rigore in movimento da 18 metri. Non ha sbagliato. In questa stagione, Bradley non c’era mai stato. Titolare solo a Livorno, alla prima, per l’infortunio di Strootman. Cambio da 19 minuti a Roma-Verona 3-0 (1 settembre) prima di farsi male con la sua nazionale. È rientrato solo ieri, andando a occupare una posizione non sua (esterno di centrocampo a sinistra) perché il figlio dell’allenatore sa che il bene della squadra conta sempre più di quello personale. Ed è giusto che chi ragiona così, alla fine, sia premiato. «La fortuna devi portarla dalla tua parte», ha commentato Garcia.

La vittoria vale più di tre punti per almeno tre motivi: 1) dà fiducia anche a chi, finora, aveva giocato meno; 2) è una mazzata sulle inseguitrici, in primis Napoli e Juve, che ieri contavano di recuperare punti; 3) arriva al termine di una gara difficilissima che l’Udinese aveva preparato bene. Guidolin aveva schierato un «albero di Natale», con il doppio trequartista tra le linee (Pereyra e Muriel, dietro a Di Natale) per mettere in difficoltà De Rossi, non offrendogli un punto di riferimento centrale. Visto che Lazzari non conteneva mai Maicon a centrocampo, il tecnico friulano, dopo 20’, arretrava Pereyra ma non cambiava modulo, spedendo proprio Lazzari più avanti.

Erano tre le grandi occasioni dell’Udinese: Muriel colpiva il palo al 3’, su ripartenza; Di Natale, molto sotto tono, sprecava un bell’assist del colombiano (18’); Gabriel Silva scavalcava De Sanctis con un pallonetto che veniva salvato da Castan quasi sulla riga di porta (38’). La Roma era soprattutto Pjanic e Maicon, ma era sempre troppo «lunga», con Borriello che cercava le sponde e i compagni poco abituati a un gioco con la palla lunga. L’espulsione di Maicon (l’arbitro Bergonzi ha molto pasticciato con i cartellini, scontentando tutti) peggiorava l’Udinese più della Roma. La squadra di Guidolin non era capace di costruire gioco con l’uomo in più, Garcia aveva il coraggio di tenere Ljajic fino al 90’ e spostarlo in posizione di «falso nueve», facendo uscire Borriello. Il serbo non è il vice-Totti (come ha detto Garcia: non esiste) ma quanto di più simile ci sia nella Roma. L’azione del gol ne è la prova.