Primum, vivere. E dunque ottenere a Mosca, domani, il via libera al passaggio del turno di Champions League. Per 90 minuti il popolo romanista deve stringersi alla squadra, scrive Paola Di Caro sul Corriere della Sera, deve battere i denti come se fosse su quegli spalti con gli zero gradi previsti e anche da casa deve far sentire tutto il proprio amore. Senza alcuna presa di distanza dalle scelte che Eusebio Di Francesco farà, qualunque esse siano. Poi bisognerà tornare a ragionare su cosa sta succedendo ad una squadra tristemente nona in classifica, tornata
rassegna stampa roma
Un tifo senza se e senza ma. Poi ognuno si assuma le responsabilità sul futuro
Perché a Mosca ci si gioca un gran pezzo di futuro e nessuno può chiamarsi fuori
da Firenze con un piccolo punto frutto di una grande ingiustizia - il rigore inventato - ma anche di una reazione non all’altezza della sfida. Per risalire la china e riscattare le sconfitte contro Spal e Bologna e i pareggi contro Atalanta e Chievo, ormai servono imprese, serve non sbagliare nulla o quasi, serve un’anima che la Roma continua a smarrire in campionato.
E' tempo di soluzioni. Sta a chi a Trigoria vive e comanda – in collegamento con Boston – decidere se è utile o no andare avanti con un tecnico che ci mette tutta la sua voglia ma che non è ancora riuscito ad inventare soluzioni per ovviare alla crisi di troppi celebrati interpreti, a coinvolgere nella rincorsa al quarto posto non solo 13-14 giocatori, con altri a fare qualche comparsata e qualcuno messo in campo più per evitare le polemiche che per convinzione. Sta a chi comanda assumersi per intero la responsabilità. Senza alibi
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