Assediato, ma deciso ad andare avanti. Le parole di Carlo Tavecchio sugli extracomunitari sono diventate un caso internazionale, ma, nonostante una serie di scivoloni, il favorito alla corsa per la presidenza della Figc (elezioni l’11 agosto) non vuole nemmeno prendere in considerazione l’idea di fare un passo indietro. «Ho prestato molta attenzione agli accadimenti di questi giorni e alle posizioni espresse in merito alle parole da me impropriamente usate, senza alcun intendimento offensivo venerdì scorso. Ne ho tratto tanti insegnamenti che ho voluto condividere con i rappresentanti delle componenti che sostengono la mia candidatura a presidente della Figc, ricevendo dagli stessi piena conferma del loro sostegno. Ciò mi conforta e mi induce a ribadire l’impegno per la piena attuazione del mio programma in caso di mia elezione. In questi giorni ho apprezzato la diffusa sensibilità dell’opinione pubblica sui temi della discriminazione razziale e mi auguro che si possa partire proprio da questa sensibilità per dare avvio a un capillare programma di educazione sportiva e a forme di lotta contro ogni discriminazione nello sport finalmente efficaci, come da tempo ho realizzato nell’ambito della Lega Dilettanti, che presiedo dal 1999».
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Tavecchio tira dritto
Per ora resta il grande favorito, ma l’11 agosto è lontano.
Parole (con scuse ripetute, «una, due, dieci e venti volte») scritte due ore dopo che Radio24 aveva diffuso il testo di una telefonata precedente alla vicenda delle banane di un finto Luciano Moggi con Tavecchio. Il comportamento di un candidato alla presidenza della Figc che parla con un ex dirigente ora radiato si commenta da sé, ma nella finta telefonata Tavecchio ha spiegato perché l’opposizione ad Albertini è così decisa nell’andare avanti: «Quell’altro bel signore ha detto che lui non c’entra niente. Ma come? Ha la squadra in mano da otto anni...», con riferimento alla nazionale. In sostanza, le Leghe non ritengono Albertini all’altezza della situazione e hanno puntato su quello che considerano il male minore.
Nel frattempo, la questione delle «banane» ha mobilitato la Fifa; il vice-segretario ha scritto una lettera al d.g. della Figc, Antonello Valentini, e ne ha riassunto il contenuto in una nota: «Le notizie sui presunti commenti razzisti da parte di uno dei candidati alla presidenza Figc hanno allertato la task force della Fifa contro razzismo e discriminazione e il suo presidente Jeffrey Webb. Abbiamo chiesto di prendere le misure appropriate per indagare e decidere sulla questione e riferire alla Fifa. La lotta contro il razzismo è una priorità assoluta per la Fifa. Nel 2013, il congresso ha approvato all’unanimità una forte risoluzione sulla lotta contro il razzismo e la discriminazione in cui ha ricordato alle federazioni affiliate l’obbligo di mettere in campo il massimo impegno per eliminare il razzismo e la discriminazione nel calcio.
I dirigenti sono tenuti ad agire come modelli di riferimento nella lotta contro il razzismo». La lettera della Fifa ha raccolto il consenso dell’Unione europea. Ha detto il portavoce della commissaria Ue allo sport, Abbot: «Rispettiamo l’autonomia delle federazioni, ma il calcio ha una responsabilità particolare nel combattere il razzismo».
Come ha spiegato il presidente dimissionario, Giancarlo Abete, la Figc fornirà una risposta entro giovedì. Tavecchio, arrivato nella sede di Sky scortato da Lotito, il regista dell’operazione, e Albertini si sono seduti uno accanto all’altro alla cerimonia del calendario di serie A (giovedì andranno dal presidente del Coni, Malagò), ma la tensione è alta, come ha chiarito lo stesso Albertini: «La frase si commenta da sé, ci ha messo in difficoltà a livello internazionale e dispiace un po’ per tutti. Conosciamo le regole, ci deve essere tolleranza zero verso alcuni comportamento». Anche il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi, è stato duro con Tavecchio: «Non si tratta di giudicare una persona da una frase; dobbiamo prendere atto della situazione che è nata e che deve farci riflettere perché da come gestiremo la questione dipenderà anche quanto potrà succedere in questo campionato e che è già accaduto in passato».
Il d.g. della Juve, Marotta, ha parlato di «battuta infelice, una dichiarazione inopportuna e fuori luogo, che ha dato spazio a prese di posizioni pesanti e a una spaccatura del fronte per la candidatura di Tavecchio. È prematuro fare ipotesi; parecchie società hanno cambiato idea. Per noi era e resta inadeguato». Fiorentina, Sampdoria, Torino e Cesena, sia pure con toni diversi, hanno preso le distanze da Tavecchio, che si è visto ribadire la fiducia piena e assoluta del presidente della Lega di A, Beretta e del suo vice, Galliani.
Beretta: «La Lega ha fatto un percorso molto concreto e trasparente, sui contenuti del programma c’è il consenso di tutte le società. Sul candidato Tavecchio, c’è stata una condivisione molto larga e ora c’è un legittimo dibattito e lo seguiremo come è giusto. Le parole sono un fatto molto importante ma vanno maneggiate con grande cura e gli atti e i fatti contano più delle parole e dimostrano che quel problema del razzismo non esiste». E Galliani: «Albertini è un amico e ha giocato nel Milan fin quando era bambino. I nostri rapporti sono sempre ottimi. Tavecchio? La sua è stata una battuta infelice, ma non va dipinto come razzista. Non cambia, dunque,l’orientamento in suo favore. La storia personale dell’uomo parla chiaro». Ma qualche dubbio è nato anche fra i club di B, nonostante la presa di posizione del presidente Abodi: «Bisogna andare oltre e non si può rimanere prigionieri di una frase inopportuna, irragionevole, impropria, ma che non può dare il giudizio definitivo su una persona. Questa Norimberga mi sembra eccessiva». Per ora Tavecchio resta il grande favorito, ma l’11 agosto è lontano. .
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