Funziona così. I calciatori vengono alla Roma di passaggio o per una scelta di vita. Appena vogliono vincere se ne vanno alla Juve. Una scelta di non vita, scrive Giancarlo Dotto sul Corriere della Sera. Prendi i tre ex di sabato. Szczesny a Roma era un bel portiere, ma un mattacchione solista. Pjanic, il pianista, una mammoletta. Benatia grande sì, ma la testa altrove. Li travesti da zebre e diventano tre belve, il sangue che butta dagli occhi come la pipì rosa dal pisellino degli angeli.
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Szczesny, Benatia, Pjanic: tre ex travestiti da belve
Casi di trasfigurazione così come spesso accade da chi va via dalla Roma e poi la rincontra sul suo cammino
Casi di trasfigurazione. Come se ne esce? Ti regali un manuale di mistica sulla bellezza della sconfitta e fai finta di crederci. La Roma è una favola a tristo fine. Il mancato gol di Schick. L’avrebbero applaudito (forse) anche i gobbi per quanto storia esemplare. Bastava poco, spostare la palla a destra nello spazio sconfinato e andare. Invece no. Aveva addosso la maglia sbagliata.
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