rassegna stampa roma

Stadio, bancarotta a Tor di Valle «Parnasi non è coinvolto»

Gli atti che i magistrati napoletano hanno inviato a Roma potrebbero avere ripercussioni sulla vendita a Luca Parnasi del terreno dove sorgerà lo stadio della Roma.

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La catena di fallimenti delle società dei fratelli Papalia è al centro di un’indagine che può avere - per ora è solo un’ipotesi di scuola - ripercussioni sulla vendita a Luca Parnasi del terreno dove sorgerà lo stadio della Roma. Fallimenti sui quali hanno cominciato a indagare i magistrati napoletani, che hanno poi inviato gli atti nella Capitale.

Ippodromi & Città spa, Tor di Valle e per ultima Sais sono le propietarie dell’area dell’ex ippodromo acquistato poi dal costruttore attraverso Euronova il 25 giugno 2013. Il pm Mario Dovinola e l’aggiunto Nello Rossi hanno già iscritto i primi nomi sul registro degli indagati (i vertici delle tre società fallite) e puntano ad accertare eventuali intrecci tra la bancarotta e l’atto di vendita a Parnasi. Elementi in questo senso non sono finora emersi.

Il terreno è stato acquistato per 42 milioni di euro (77 al metro quadrato). Finora risulta versata unicamente una caparra da 600 mila euro. I primi 21 milioni dovrebbero arrivare parte in rate (13 milioni) parte con l’accollo da parte di Euronova dei debiti di Sias coperti da ipoteca (8 milioni). La seconda metà dei 42 totali andrà versata alla firma della convenzione urbanistica tra il proponente (la Roma) e Roma Capitale. «Se ritardi ci sono stati nei pagamenti, si tratta di tempi fisiologici in un accordo complesso e complicato dal fallimento dei venditori dopo la firma del preliminare», dice il legale di Parnasi, Emilio Ricci.

Assistito dal suo avvocato Giandomenico Caiazza, Gaetano Papalia ha già fornito una prima versione difensiva agli inquirenti e nei prossimi giorni consegnerà una memoria scritta che ricostruisce dalle origini (metà della prima decade del 2000) della cessione. Una datazione nel tempo che da sé costituisce uno dei punti della difesa. Se ci fosse stato un accordo fraudolento non si sarebbe consumato in un periodo così dilatato.

E anche sugli altri punti contestati dall’inchiesta la strategia difensiva è delineata. Sul contratto: non è vero che non è garantito. Mancano le fidejussioni, ma solo per le difficoltà ad ottenerle dalle banche su cifre così impegnative. Ci sono però diversi immobili a copertura dell’affare. Sulle modalità e i tempi di pagamento: Parnasi è in lieve ritardo sui tempi stabiliti, ma non è vero che i soldi non sono garantiti e che senza i versamenti pattuiti l’accordo salterebbe. E, infine, l’ipotesi più grave, quella dell’accordo per sottrarre il terreno ai creditori delle società fallite: «La possibilità di far fruttare con la destinazione ad uso stadio un terreno altrimenti destinato ad essere abbandonato - dice l’avvocato Caiazza - è al contrario una possibilità di trovare soddisfazione per i creditori della Sais. Il vero danno per loro sarebbe la revoca della vendita, stante la crisi irreversibile dell’ippica».

I pm romani hanno delegato nuovi accertamenti anche in attesa della parallela vicenda presso il tribunale civile.