Niente Luna park a casa Juve stavolta, dopo i ricchi premi e cotillon delle prime due serate (due vittorie e sei gol): Madama è costretta allo o-o da una Roma discreta (e buona, nel primo tempo) rimanendo in vetta, ma non sola come avrebbe voluto, insieme a Inter, Toro e Udinese. Per i bianconeri è stata una partita complicata e appiccicosa, allegriana sibilerebbe qualcuno. Di certo, senza quella magia che, nelle altre uscite, pareva aver trasformato le sfide in una lavagna di Coverciano. Capita, soprattutto se sei una squadra rivoluzionata, dal prato alla panchina, ma non ancora rivoluzionaria. Del resto, rispetto a Como e Verona, la Roma aveva più pedigree, struttura, classe; nonostante arrivasse da un avvio di campionato già preoccupante (un punto tra Cagliari ed Empoli). Per lunghi tratti del primo tempo, la cosa più bella della Juve è la (terza) maglia, total black e taglio vintage: come un po' vintage è il gioco offerto dalla squadra di Thiago Motta, a tratti lenta e prevedibile. Merito pure dei giallorossi, scrive Massimiliano Nerozzi su Il Corriere della Sera, cui Daniele De Rossi impone un incipit di coraggio e pressione, anche uomo a uomo, fin nella metà campo nemica. Come se il domani fosse l'Apocalisse. Morale: la costruzione della Juve, spesso tre più uno o due (Locatelli e Fagioli), non offre la solita pulizia di gioco, senza riuscire a innescare gli invasori, trenta metri più avanti. DDR si gioca l'ultimo arrivato Saelemaekers, preferisce Soulé a Dybala (seconda panchina in tre partite), e dietro si affida alla stessa linea difensiva di questo avvio di campionato, in attesa di Mario Hermoso. A centrocampo spunta invece Niccolò Pisilli, 20 anni il prossimo 23 novembre, che aveva già esordito con Mou, non con l'attuale tecnico. Buona scelta, soprattutto nei primi 45 minuti: nessun grosso rischio per Di Gregorio, dicevamo, ma l'impressione che la Roma sia più dentro al campo, e alla partita, con il solo peccato (non lieve) di sbagliare l'ultimo sparo.
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Dall'altra parte, la Juve fatica ad attivare le consuete rotazioni, praticamente in tutte le zone del campo, con giocatori che non trovano posizione e, quindi, funzione. Insomma, non è il migliore dei mondi possibili che Thiago Motta aveva pure presentato. Succede, quando sei alle prese con un'evoluzione che somiglia a una rivoluzione.
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