rassegna stampa roma

Se le migliori fanno pubblicità negativa al pallone italiano

Lo sport principale del nostro Paese gli autogol se li va a cercare, e lo fa con una certa masochistica raffinatezza.

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Se prima ci si poteva illudere che in fondo si trattasse di pura casualità, adesso invece è ufficiale: il calcio italiano gli autogol se li va a cercare, e lo fa con una certa masochistica raffinatezza.

Andando a ritroso nel passato prossimo ricordiamo ad esempio l’addio di Antonio Conte alla Juve dopo un solo giorno di lavoro della nuova stagione sociale. Mai visto a nessuna latitudine. Non male pure la designazione di Lotito come addetto alle grandi riforme, tra le quali dovrebbe figurare la drastica riduzione del numero di giocatori stranieri a beneficio di quelli italiani per dare una mano al Conte di cui sopra, nel frattempo prontamente tintosi di azzurro. La cosa davvero curiosa è che la Lazio lotitiana è una vera e propria succursale di Babele, la squadra con il minor numero di calciatori nostrani in rapporto a quelli di altri Paesi: come dire l’uomo giusto al posto giusto.

In questa ottica lo sconcertante spettacolo che ha fatto da corredo a Juve-Roma era il tassello mancante per completare l’opera di smantellamento della nostra immagine: missione perfettamente riuscita con la collaborazione di tutti, in uno spirito di rara e diffusa antisportività. Proteste, risse, beffarde suonate di violino, minacce, sceneggiate, sputi, accuse, denunce di non meglio precisati complotti, aggressioni verbali (e non), pericolose provocazioni in libertà. Quel che si dice un viatico per tutto il movimento. E se questo è il prodotto del nostro calcio d’élite, figuriamoci il resto. Prosit!