Dopo 27 giornate si torna al banale punto di partenza, scrive Paola Di Caro sul Corriere della Sera. Non si arriva ai vertici di una competizione molto serrata, in cui 6-7 squadre si contendono i posti che contano, senza battere qualcuna delle avversarie dirette.
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Scontri diretti per ritrovare i punti perduti
Quello che distingue e svantaggia la Roma è il non aver mai vinto una partita con le concorrenti per distanziare l’avversaria di turno
Con tutte le giuste obiezioni la realtà non cambia. È vero che la Roma patisce la fatica delle due competizioni (ma anche Atalanta, Milan e Lazio corrono su due o addirittura tre fronti al momento e Juve e Napoli hanno finora sostenuto un solo turno in meno di coppa). È vero che la Roma non ha goduto di favori arbitrali, anzi ha subito qualche sgarbo. È vero che alcune decisioni - come il rinvio di Juve-Napoli - sono ingiuste e rischiano di essere molto pesanti sul prosieguo del Campionato. Ed è vero che gli infortuni contano (ma tutte le squadre, in periodi diversi, hanno avuto la propria personale ecatombe o quasi). Quello che però distingue e svantaggia la Roma è il non aver mai vinto uno scontro diretto per distanziare l’avversaria di turno. Sarebbero bastati due .pareggi per essere avanti ad Atalanta e Napoli e potersi quindi permettere anche qualche passo falso come quelli con Benevento e Parma.
Di buono c’è che un campionato che si è fatto più difficile permette ancora di invertire la tendenza. senza autoconvincersi che "contro il Palazzo non c’è niente da fare", unico ragionamento che taglierebbe le gambe a chiunque.
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