(Corriere della Sera - L. Valdiserri) - Due cose non servono assolutamente alla Roma, uscita dal debutto stagionale all’Olimpico con un pieno di entusiasmo prima (oltre 51mila tra paganti e abbonati) e con un punto striminzito dopo: 1) fare un processo sommario dopo soltanto 90’; 2) accollare agli errori arbitrali tutta la colpa della mancata vittoria. Meglio cercare un’analisi, invece, su quello che non funziona ancora, tenendo conto della dura preparazione zemaniana — la Roma è sembrata fisicamente meno brillante del Catania —e del fatto che, dopo la partita contro l’Inter, a San Siro, domenica prossima, ci sarà la sosta per le nazionali che permetterà di affinare ulteriormente l’intesa tra i reparti e, magari, effettuare anche un lavoro di «scarico » per acquistare brillantezza.
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Roma, poco Zeman. E Totti fa il centrocampista
(Corriere della Sera – L. Valdiserri) – Due cose non servono assolutamente alla Roma, uscita dal debutto stagionale all’Olimpico con un pieno di entusiasmo prima (oltre 51mila tra paganti e abbonati) e con un punto striminzito dopo
Il problema numero uno è che la squadra è sembrata assai poco «zemaniana» nella sua prima uscita, sia nei ritmi di gioco che nei «tagli» degli attaccanti che sono da sempre il marchio di fabbrica del gioco del boemo. A fronte di un buon predominio nel possesso palla (56% a 44%), che diventa marcato se si parla di supremazia territoriale (73% a 23%), non corrisponde una reale supremazia nei tiri nello specchio della porta (8 a 5) e nelle occasioni da gol (6 a 5). Anche i due gol—bellissimi— sono stati poco «zemaniani »: più prodezze individuali che frutto di uno schema. Ci sono poi le situazioni individuali, tutte interessanti:
1) Totti ha giocato 62 palloni (più di lui solo De Rossi 72, Balzaretti 68 e Piris 63) ma ha tirato una sola volta verso la porta avversaria, peraltro senza trovare lo specchio. Palle giocate in zona area? Soltanto 3. In pratica, un centrocampista.
2) De Rossi ha giocato più palloni di tutti e ne ha persi più di tutti (23). Ha faticato a trovare la posizione, anche perché a differenza di quanto succedeva con Luis Enrique non è più l’uomo da cui partono tutte le azioni. Nella ripresa ha giocato costantemente 15 metri più avanti che nel primo tempo.
3) Pjanic soffre la posizione di Totti, che arretra spesso nella sua zona: inserirsi senza palla non è il suo gioco. Non ha commesso nemmeno un fallo, dato insolito per un centrocampista.
4) Lamela è il vero punto interrogativo. Pagato 20 milioni e lanciato da Luis Enrique a tempo pieno, ora ha perso smalto, entusiasmo e probabilmente il posto da titolare. È il rovescio della medaglia con Nico Lopez. È il romanista che ha tirato di più (4 volte) dopo Osvaldo (6), ma mai con la cattiveria richiesta a una punta. La classe è cristallina, ma basterà?
5) Marquinho ha totalizzato dati inquietanti in 23’ da attaccante esterno destro (è un mancino puro e un centrocampista): 13 palle giocate, 6 perdute, 3 falli fatti, 41 secondi di possesso palla. Perché non sia entrato in campo Bojan resta un mistero. C’è molto lavoro da fare. Zdenek Zeman non ha paura di sporcarsi le mani.
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