Rimanere con il 4-3-3 oppure dare alla squadra un segnale di cambiamento passando a un altro modulo? Il quesito per Eusebio Di Francesco, alla vigilia di Verona-Roma, non è soltanto tattico, scrive Luca Valdiserri su "Il Corriere della Sera". C’è anche una parte psicologica importante, perché i giallorossi vengono da una lunga striscia di delusioni e sembrano aver perso il filo del discorso. Anche oggi, nell’anticipo delle 12.30, non ci sarà Daniele De Rossi. "Si è allenato con noi ma abbiamo deciso insieme di dargli qualche giorno in più per averlo al meglio contro il Benevento e quindi non è stato convocato – ha detto l’allenatore – Ho provato alcuni sistemi di gioco, ma non sono abituato a mettere in campo una squadra che non sa quello che fa. Ho provato alcune soluzioni, dato che non ho tante alternative nel ruolo del classico regista, visto le assenze di Gonalons e De Rossi". L’ipotesi più probabile resta il 4-3-3, ma Nainggolan potrebbe avere più libertà d’azione.
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Roma, il dilemma di Di Francesco
L’ipotesi più probabile resta il 4-3-3, ma Nainggolan potrebbe avere più libertà d’azione
De Rossi è fuori dal 30 dicembre 2017, Roma-Sassuolo 1-1, e la sua assenza si è fatta sentire. Non sempre convince tutti quando è in campo ed è evidente che, a 34 anni e con i ricorrenti infortuni al polpaccio, non possa essere sempre al 100%. Ma è l’unico giocatore a disposizione di Di Francesco a dare veramente protezione alla difesa. Strootman, nella posizione di centrale unico di centrocampo, non è a suo agio. "Ho provato duecento schemi, di moduli qualcuno. Resta una questione di testa e di caratteristiche, oltre che di momenti e situazioni. Faccio quello che sento e lo faccio per il bene della Roma, per cercare di vincere. Posso anche cambiare, ma il modulo non è statico, è dinamico: non cambiano i principi di gioco che sono alla base del lavoro di un allenatore e che possono essere trasmessi in qualsiasi sistema di gioco".
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