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Roma, gli stipendi da tagliare a partire da Dzeko

LaPresse

Senza Champion monte ingaggi proibitivo

Redazione

Grande è la confusione sotto il cielo del calcio ai tempi del coronavirus e la Roma si trova in mezzo a tante domande e poche risposte, scrive Luca Valdiserri sul Corriere della Sera.

La più drammatica è come far tornare i conti con spese che rischiano di restare uguali e profitti che calano a picco. Nessuno sa se e quando si tornerà a giocare, ma i bilanci vanno messi in sicurezza.

Con la mancata partecipazione alla Champions League per la seconda stagione consecutiva l’attuale monte stipendi è insostenibile: 109,9 milioni lordi e 63,3 netti, sfruttando gli sgravi fiscali del Decreto Crescita (elaborazione Calcio e Finanza su dati Gazzetta dello Sport). Per il futuro si è fissato a 3 milioni netti l’ingaggio massimo, ma non basta. Quelli da pagare sono troppo onerosi, a partire dagli 8,8 lordi di Edin Dzeko, il più pagato. Una cifra che al netto si legge 5 milioni, ma che sale quasi a 7 con i bonus a rendimento (non difficili) garantiti al bosniaco fino al 2022.

Forse ancora più pesanti - visto l’uso che ne fa Fonseca - sono i 7,9 milioni a Pastore (4,5 netti) fino al 2023. A quota 3 milioni netti ci sono Spinazzola, Veretout, Florenzi, Perotti e Kolarov più i prestiti Smalling, Mkhitaryan e Kalinic, tutti e tre in scadenza il 30 giugno.

Tre le ipotesi, tutte da verificare e in ordine decrescente di possibilità: una spalmatura dell’ingaggio (però Dzeko ha già 34 anni), un taglio accettato dal giocatore, il cartellino gratuito offerto dal club.

Intanto la Uefa, nel caso in cui una Federazione nazionale dovesse annullare la stagione, sceglierebbe le partecipanti alle sue Coppe attraverso il ranking: in Champions andrebbero Juve (n.5), Roma (n.15), Napoli (n.16) e Lazio (n.36). Inter (50) e Atalanta (51) in Europa League. Facile immaginare il putiferio.