Nel 2005, dopo aver portato l’Udinese in Champions League, Luciano Spalletti accettò la proposta della Roma e, per liberarsi dal contratto che ancora lo legava alla famiglia Pozzo, rinunciò al premio per la conquista dell’Europa, pagando di tasca sua una specie di clausola rescissoria. La Roma "casereccia" dei Sensi, scrive Luca Valdiserri sul Corriere della Sera, con Bruno Conti come garante "tecnico", convinse il tecnico toscano della bontà del progetto. Nacque una squadra capace di proporre bel calcio e portare in bacheca gli ultimi trofei: due Coppe Italia e una Supercoppa italiana.
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Roma, dal sogno del big in panchina alla soluzione modello “low cost”
Il progetto bocciato e l’ira dei tifosi giallorossi
Nel 2019 Gian Piero Gasperini ha preferito rimanere a Bergamo e giocarsi la prossima Champions League con l’Atalanta dei miracoli. Se il no di Antonio Conte era stato doloroso ma prevedibile, il rifiuto di Gasperini ha fatto ancora più male. Bocciato due volte, il progetto della Roma "made in Usa" si è impantanato e adesso qualunque soluzione rischia di essere vista come un ridimensionamento. Restano in mano un po’ di carte da poker: Marco Giampaolo, Roberto De Zerbi, Sinisa Mihajlovic e Paulo Fonseca sono i nomi possibili.
Sono soluzioni low cost. Il primo e l’ultimo piacciono al consigliere del presidente, cioè a Franco Baldini. Il secondo è gradito al d.s. in pectore, Gianluca Petrachi, che però non si è ancora liberato dal contratto con il Torino: dovrebbe farlo il 10 giugno. Mihajlovic non è amato dai tifosi, per il suo passato laziale, ma ha dalla sua la forza dei numeri: con il Bologna ha ottenuto una media di 1,76 punti a partita, contro l’1,39 di Giampaolo alla Samp e l’1,13 di De Zerbi al Sassuolo.
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