rassegna stampa roma

Una Roma anemica e piena di guai. Il Toro impone il pari

Il risultato finale mette a nudo due problemi strutturali della squadra: non c’è un attaccante che veda la porta con continuità e i ruoli dei terzini sono coperti come se fossimo al Lotto

Redazione

Un anno fa incappò nel primo pareggio dopo 10 vittorie consecutive, ora scende per la prima volta al 3° posto da quando è sulla panchina della Roma. Un anno fa si lamentò, a ragione, di un rigore non fischiato per fallo su Pjanic e di un probabile fallo di Meggiorini su Benatia nell’azione dell’1-1, ora restano i dubbi da occhio di falco sul cross di Bruno Peres (palla uscita o no dal fondo?), decisivo per il pareggio granata. Lo stadio del Torino non porta certo fortuna a Rudi Garcia, anche se il tecnico francese protesta meno del campionato scorso per due buoni motivi: 1) nel conto c’è anche il rigore discutibile (Moretti su De Rossi) con cui i giallorossi erano andati in vantaggio; 2) c’è stato il sorpasso della Lazio, al 2° posto, e la Roma, in questo momento, ha bisogno di tutto tranne che di alibi, lamenti e processi sommari. Basta e avanza il clima che impregna buona parte della tifoseria, tra insoddisfatti e contestatori della proprietà americana, che non ha fatto ricorso contro la chiusura della curva Sud in Roma-Atalanta, dopo gli striscioni inqualificabili contro la madre di Ciro Esposito. Ieri ci sono stati cori pesanti contro il presidente James Pallotta ed è stato esposto uno striscione «Idiots», come erano stati definiti da Pallotta gli ideatori degli striscioni.

Difficile dire come la Roma potrà gestire la nuova e scomoda situazione di trovarsi a inseguire il 3° posto e i milioni certi della Champions League. La Lazio sembra molto più fresca, ma il campionato è ancora lungo e, alla penultima giornata, c’è un derby che si preannuncia già caldissimo. Non c’è dubbio che la Roma abbia sprecato un vantaggio clamoroso per i troppi pareggi (alla fine del girone di andata era a +10 sulla Lazio). Quello di ieri, però, è stato uno dei meno giusti in relazione ai tiri effettuati (19 tra specchio della porta e fuori), le occasioni da gol costruite, il poco lasciato all’avversario e il possesso palla continuo .

Il risultato finale, però, mette a nudo due problemi strutturali della squadra: non c’è un attaccante che veda la porta con continuità e i ruoli dei terzini sono coperti come se fossimo al Lotto. Iturbe, ieri non il peggiore, è ancora fermo a un solo gol, Ljajic non è un uomo d’area, Ibarbo ha sbagliato un gol che avrebbe segnato anche un ragazzo della Primavera, Doumbia è imbarazzante. Totti è rimasto in panchina per 90’ e la decisione di Garcia sarà sottoposta sicuramente a ferocissime critiche. Il piano tattico — attaccare sempre con il pressing alto i tre centrali difensivi del Toro, da cui nasce il gioco di una squadra altrimenti senza regista — è stato ben portato a termine, ma ancora una volta la Roma (41 gol, il peggior dato dal 95-96) non è stata efficace sotto porta. Per salvare capra e cavoli — e magari vincere — sarebbe stato meglio sostituire Ljajic con Totti e non con Doumbia.