Si respira da tempo una disaffezione al calcio «visto dal vivo». Le comodità del calcio «in poltrona», come evidenzia Luca Valdiserri nel suo editoriale in prima pagina nella Cronaca di Roma de Il Corriere della Sera, sono vincenti e convincenti. Il caso di Roma - e stiamo parlando di tutte e due le squadre - è la punta dell’iceberg. La divisione della curva Sud e Nord con le barriere, voluta dall’ex prefetto Gabrielli e confermata dall’attuale Basilone, ha dato vita a una polemica durissima che ha contrapposto ultrà e istituzioni, ma non è l’unico motivo che ha portato i larghi vuoti che sono ormai usuali allo stadio Olimpico.
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Ridare il calcio alla gente
Restituire anche la sua anima popolare è l’unica prospettiva di sopravvivenza per questo sport
Ha fatto altrettanto scalpore - e questa volta il discorso ha toccato tutti e non soltanto le curve - la notizia che verrà aggiunto ai soliti controlli anche uno «scanner facciale» ai tornelli di ingresso. Tutti garantiscono che la procedura non allungherà i tempi di attesa per entrare e che i filmati verranno poi cancellati nel rispetto delle regole sulla privacy, ma la tentazione di parlare di un Grande Fratello anche allo stadio è stata troppo forte per essere accantonata.
È stata promessa una tolleranza zero anche nei parcheggi intorno allo stadio verso doppie e triple file o automobili lasciate sulle mezzerie. Giro di vite pure per i motorini. Anche in questo caso - come per i controlli di sicurezza - è chiaro che le regole vanno rispettate. Ma allora è giusto chiedere che le stesse regole siano valide anche lontano dallo stadio e tutti i giorni della settimana.
Il calcio ha bisogno di sicurezza per ripopolare i suoi settori. Ma restituire al calcio anche la sua anima popolare è l’unica prospettiva di sopravvivenza per questo sport.
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