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rassegna stampa roma

Porte semiaperte

Il virus circola e l’accesso parziale del pubblico negli stadi crea tensioni e polemiche

Redazione

Da oggi gli impianti sportivi italiani all’aperto riaprono le loro porte ai tifosi dopo sei mesi di chiusura. La possibilità, già contemplata dal Dcpm del 7 agosto scorso, diventa operativa. I primi cancelli a sbloccarsi saranno quelli di San Siro dove oggi alle 18 l’Inter sfiderà in amichevole il Pisa davanti a mille tifosi scelti dal club in rappresentanza di tutto il mondo nerazzurro.

Vincenzo Spadafora, ricorda Marco Bonarrigo sul "Corriere della Sera", ieri ha scelto gli Internazionali di Roma per dare l’annuncio: "Finalmente mille spettatori potranno accedere a tutte le competizioni sportive che si terranno all’aperto rispettando le regole previste in merito a distanziamento, mascherine, prenotazioni. Un primo ma significativo passo verso il ritorno alla normalità nello sport". L’ottimismo si è addirittura diffuso per un’ulteriore apertura di Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute: "Bisogna essere oggettivi: si può pensare anche a un numero maggiore di persone purché restino per il tempo necessario e vadano via in maniera adeguata".

Il contropiede rispetto alla linea del rigore e della prudenza rischia di portare in fuorigioco la maggioranza di

governo in un momento delicatissimo dal punto di vista sanitario e politico. Un certo inconfessabile fastidio si coglieva ieri ai vertici del Pd, dove Bonaccini è guardato a vista dai fedelissimi di Zingaretti per le sue presunte mire

nei confronti della segreteria del partito. Frena anche Boccia, ministro per gli Affari regionali: "Bonaccini non riapre gli stadi, propone che entrino solo mille persone, le stesse autorizzate nelle piazze per le manifestazioni pubbliche. Il presidente della Figc, Gravina, conosce bene la volontà del governo di garantire prima l’apertura delle scuole. Ogni interruttore va riacceso con cautela e immagino che Spadafora lo abbia ribadito".

Chiude il dibattito il presidente del Coni Malagò: "È chiaro che il mondo dello sport si augurava segnali il prima possibile. Tutto si può dire tranne che non stiamo facendo qualcosa in più, poi dinamiche organizzative spettano a chi ha responsabilità".