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Moviola in campo. Poche certezze e tanti problemi

Dopo i fatti di Juve Roma, da più parti si è invocato l'aiuto tecnologico della moviola in campo.

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Guardare avanti. Sempre. Mai, come in questo momento, l’uso della tecnologia a bordo campo appare prossimo a essere sperimentato. Lo vogliono Joseph Blatter, il presidente della Fifa (dal 1998) e la sua squadra, guidata dal segretario Jérome Valcke: l’International Board, che si riunirà a Belfast il 27 febbraio 2015, ne discuterà già nella riunione preliminare di fine novembre. Il 1° marzo 2014, l’uso delle telecamere sulla linea di porta per il gol/non gol (Glt) era stato giudicato dall’Ifab come la frontiera estrema della tv applicata al calcio, ma i tempi cambiano. Come ha spiegato Giovanni Trapattoni, intervenendo al programma di Bruno Longhi «buon calcio a tutti» (Radio 105), «la tecnologica aiuterebbe gli arbitri ad andare in campo più sereni, sapendo che potrebbero rimediare a un loro errore e dunque non schiacciati dalle responsabilità».

Sperimentare l’uso della tecnologia, come ha detto il presidente della Figc, Tavecchio, che ha manifestato alla Fifa la disponibilità dell’Italia, significa codificarne tempi e modi. Al Mondiale brasiliano, Blatter aveva annunciato: «Dovremmo dare un nuovo aiuto agli arbitri, fornendo agli allenatori il challenge call. I tecnici avrebbero due possibilità per ogni tempo di gioco per chiedere la revisione di una decisione arbitrale. La contestazione potrà avvenire soltanto a gioco fermo; sarebbe ammissibile per vedere se c’è un calcio di rigore; per verificare se un intervento è avvenuto dentro o fuori dall’area; se c’è stato fallo oppure no». Se questa è l’indicazione presidenziale, non sono pochi i problemi da risolvere, a cominciare da chi si occupa delle riprese televisive da analizzare, che non possono essere quelle delle tv che riprendono le partite.

Primo caso: la Glt (Goal line technology, il gol/non gol) ha dimostrato la propria efficacia in quanto è richiesto un confronto tra figure geometriche regolari. Il tutto può essere esteso alle linee laterali per palla in gioco o non gioco.

Secondo caso: i falli. La tecnologia può essere utile solo per quelli macroscopici. Esempio: la testata di Zidane a Materazzi, primo vero caso di tecnologia applicata al calcio (9 luglio 2006), con l’espulsione differita del francese. In tutti gli altri casi, con le regole attuali, la domanda è: può essere valutato oggettivamente un fallo negligente, uno imprudente e uno commesso per eccessiva vigoria? In linea teorica, sono tutte caratteristiche che soltanto l’intelligenza dell’uomo (arbitro) può valutare basandosi sul proprio intuito, sulla propria sensazione, con discrezionalità, criterio questo che non può mai appartenere ad una macchina. Al replay, un fallo come quello di Bianchetti su Schranz in Italia-Slovacchia Under 21 sarebbe stato punito con il rigore, come era accaduto già in campo prima dell’intervento dell’assistente.

Terzo caso. Blatter aveva escluso il giudizio sul fuorigioco; Valcke no. Ma, come sostiene ad esempio l’ingegner Ivo Gurioli, che da anni studia la materia, la tecnologia può dare certezze soltanto nel confronto con figure perfettamente regolari (palla-linea) e non fra sagome irregolari (giocatori). Oppure: «avendo al momento a disposizione un fotogramma ogni 40 millesimi di secondo, esistono statisticamente scarse probabilità che l’immagine mostrata sia realmente quella di partenza della palla. E questo errore può significare variazioni di posizione dei giocatori interessati anche di 40-50 centimetri per un incrocio a velocità medio-basse, superiori a 70-80 centimetri per quello ad alta velocità». Come dire che anche la macchina può sbagliare.