Se c'è una certezza nella nuova Roma di Gian Piero Gasperini, è la difesa. Tre gol subiti in sette giornate, miglior retroguardia della Serie A e tra le più solide d'Europa. Al centro di questo muro c'è Gianluca Mancini, anima e voce di una linea che ha trovato equilibrio, concentrazione e compattezza. Il numero 23 - scrive Gianluca Piacentini su Il Corriere della Sera - è diventato il simbolo di una squadra che ha imparato a soffrire meno e a leggere le partite con lucidità. Un leader naturale, che non ha bisogno della fascia. con Gasperini, il suo primo maestro ai tempi dell'Atalanta, Mancini ha completato una metamorfosi tattica cominciata lo scorso anno con Claudio Ranieri: da braccetto aggressivo a centrale della difesa a tre, praticamente un regista aggiunto della manovra. Accanto a lui si alternano personalità forti come Ndicka, Hermoso e Celik, mentre alle loro spalle crescono ragazzi come Ziolkowski e Ghilardi, giovani che Mancini segue con attenzione e incoraggia ogni giorno a Trigoria. Il ritorno in Nazionale è stato la naturale conseguenza di questa crescita. Gattuso lo ha riportato nel progetto azzurro. Contro Israele, nella gara vinta 3-0, Mancini ha siglato il terzo gol con un colpo di testa che ha chiuso la partita e, simbolicamente, consacrato il suo momento d'oro. Alla Roma è uno dei capitani insieme a El Shaarawy, Cristante e Pellegrini. Il suo contratto scade nel 2027 e il tema del rinnovo tornerà presto sul tavolo.
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