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Malagò: “Grazie alle Olimpiadi, Roma avrà cose che non potrebbe realizzare in altro modo”

«Abbiamo problemi, difficoltà, talloni d’Achille, come negarlo? Ma abbiamo anche chances uniche, l’arte, la cultura. Nell’assegnazione contano tanti fattori»

Redazione

Giovanni Malagò è partito alla conquista delle Olimpiadi 2024 per Roma, svolge dunque la funzione più spettacolare della sua carica di presidente Coni. Siede nella sua stanza del palazzo H del Foro Italico, progettato nel 1928 da Enrico Del Debbio, stanza grande quasi come un campo di calcio a 5 e tiene d’occhio, sulla parete a sinistra, un pannello con le foto dei 101 membri del Comitato olimpico internazionale, da Vitaly Smirnov, a José Perurena a Lingwei Li. Sono loro che sceglieranno la città sede dei Giochi (Olimpiadi e Paralimpiadi) fra dieci anni: si tratta di convincerli a votare Roma. Una corsa a tappe di qui alla decisione, fissata per il 2017, a Lima.

Ma Roma, presidente Malagò, appare così avvilita: traffico, trasporti scadenti, rifiuti spediti all’estero...

«Abbiamo problemi, difficoltà, talloni d’Achille, come negarlo? Ma abbiamo anche chances uniche, l’arte, la cultura. Nell’assegnazione contano tanti fattori».

Per esempio?

«Roma è sede del Vaticano. Ha una forte e radicata comunità ebraica. Ha una comunità islamica ben integrata attorno alla sua moschea, che tra l’altro è nella zona degli impianti dell’Acqua Acetosa, nati per le Olimpiadi del 1960».

È stato ipotizzato che piazza San Pietro possa essere il campo di gara del tiro con l’arco.

«Circolano tante parole in libertà. Ma i luoghi classici di Roma non sono importanti solo come teatri delle competizioni. Per i membri del Cio, l’idea di poter visitare Musei Vaticani, Cappella Sistina, San Pietro segna punti a nostro favore».

Si è parlato di lotta greco romana nella Basilica di Massenzio o al Circo Massimo. Poi, c’è il solito Colosseo...

«A tutti piacerebbe utilizzare il Colosseo, ma non è semplice, per le Olimpiadi esistono parametri precisi da rispettare. I luoghi unici di Roma si possono “coinvolgere” in tanti modi: nel Colosseo, al Circo Massimo potremmo prevedere cerimonie di premiazione».

Un elemento a sfavore dell’Italia è la conclamata permeabilità alla corruzione.

«Con Raffaele Cantone, presidente della Autorità nazionale anticorruzione, abbiamo preparato un protocollo sui criteri di realizzazione delle opere. Cantone distaccherà un suo uomo di fiducia per le Olimpiadi. Vogliamo prevenire, evitare riparazioni in corso d’opera o inchieste a posteriori».

Cosa guadagnerà Roma?

«Non otterremo le Olimpiadi con questo Tevere non navigabile e con queste banchine. Dovremo moltiplicare le piste ciclabili. Porteremo sedi per delegazioni straniere in zone disagiate della città. Grazie alle Olimpiadi, Roma avrà cose che non potrebbe realizzare in altro modo».

Giochi attenti all’ambiente?

«Con tutte le associazioni ambientaliste abbiamo scritto un vademecum sull’eco-sostenibilità delle Olimpiadi. Le associazioni nomineranno un loro “agente” per la preparazione dell’evento».

Di quali opere nuove ci sarà bisogno?

«Un villaggio per gli atleti. Un altro Palazzo dello Sport. Una struttura coperta multidisciplinare. Un impianto per canottaggio, canoa, nuoto di fondo e triathlon. Un velodromo. Un centro per i media. Quando sia possibile, sfrutteremo cubature non utilizzate, per non consumare nuovo suolo. O faremo opere temporanee».

Poi ci sono gli impianti da ristrutturare, modernizzare.

«Al primo posto: la Città dello Sport dell’architetto Calatrava a Tor Vergata, la grande incompiuta romana. La Nuova Fiera di Roma sulla Roma-Fiumicino, molto sottoutilizzata: qui faremo pugilato, lotta, judo, scherma, taekwondo. Lo Stadio Olimpico sarà perfetto già per gli Europei di calcio 2020. E il Foro Italico, e l’Eur».

Quanti impianti nuovi e quanti già esistenti?

«Trenta e settanta per cento».

Le Olimpiadi avranno il centro in una zona, come è stato per il Parco olimpico di Londra 2012?

«Più l’Olimpiade si concentra, più cresce l’appeal agli occhi del Cio. La spina dorsale sarà il Foro Italico».

Ci saranno gare anche in altre città?

«Il Cio ha introdotto flessibilità sulle sedi. Ma non faremo il tiro a volo ad Aosta e l’equitazione a Catania. Possiamo utilizzare città come Firenze e Napoli, dove si arriva in treno in meno tempo che da Roma nord a Roma sud. Il calcio può avere da 6 a 8 sedi, per la vela si può scegliere. Lo spirito olimpico prevede comunque che gli atleti risiedano il più possibile in uno stesso luogo».

Il consiglio comunale ha approvato la candidatura di Roma, il premier Renzi non ha detto una parola. Le ha telefonato?«Ci scambiamo molti sms. Parlerà, è il nostro primo tifoso».

Il comitato promotore ora attende fondi dal governo per la «campagna elettorale»?

«Non stiamo chiedendo niente. La sede è qui al Foro, nella Casa delle Armi. Montezemolo e Pancalli, presidente e vicepresidente del comitato, lo fanno a titolo gratuito. In tutto spenderemo fra i 10 e i 15 milioni».

E le Olimpiadi quanto costeranno, fra i 6 e i 20 miliardi?

«Potrò rispondere a gennaio quando sapremo quali strutture esistenti potremo utilizzare. I ricavi da marketing, merchandising e diritti tv sono previsti in due miliardi e mezzo di dollari».

Entro luglio il ministero dell’Interno deciderà sul commissariamento di Roma, a seguito di Mafia capitale.

«Aspettiamo la relazione del prefetto Gabrielli. Per noi conta che Roma abbia un governo stabile».

Grillo e il suo movimento hanno votato contro in Campidoglio, propongono «tiro al ratto e salto delle buche».

«Inviterò i dirigenti del Movimento 5 stelle. Spiegherò il nostro dossier, proverò a convincerli».

Boston, Parigi, Amburgo, Budapest, chi teme di più?

«Non sottovaluto nessuno. Il meccanismo Cio prevede eliminazioni progressive finché qualcuno non raggiunga il 50 per cento dei voti. Quindi è bene mantenere ottime relazioni con tutti, perché i voti di chi esce finiscono a chi resta in gara».