Derby costante. «Pallotta ha ragione? Lotito ha ragione da dieci anni e Pallotta lo segue». Un po’ come oggi in classifica, così il presidente della Lazio ha chiuso il suo intervento ieri alla Università La Sapienza nel convegno sulla violenza da stadio: la domanda era sulla sfuriata del finanziere americano, patron della Roma, contro una parte della curva Sud per la storia degli striscioni contro Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito.
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Lotito sferza Pallotta sugli ultrà «Indietro di dieci anni rispetto a me»
Il caso rischia di innescare l’embargo del tifo giallorosso, e quindi di capovolgere la realtà della scorsa stagione, quando erano i laziali - che oggi fanno il pienone nell’Olimpico - a disertare lo stadio in segno di protesta verso il...
Il caso rischia di innescare l’embargo del tifo giallorosso, e quindi di capovolgere la realtà della scorsa stagione, quando erano i laziali - che oggi fanno il pienone nell’Olimpico - a disertare lo stadio in segno di protesta verso il presidente. Se una sta bene, l’altra soffre.
Perché la rivalità è totale, e va oltre la Champions. Deborda dalla classifica dove la Lazio ha appena superato i giallorossi e si riversa in tutti gli altri ambiti: è derby su valori e radici, sullo stadio, sui conti, con Lotito che prende premi per il restauro della Lazio (il «Financial fair Play» gli sarà dato ad Amalfi il 4 giugno) e che è sempre pronto col sarcasmo sul «rosso» del bilancio giallorosso.
Ma si polemizza anche sul miglior progetto tecnico, su chi ha il futuro più roseo, sulle diverse strategie nella comunicazione e nei rapporti col tifo organizzato (è vero che Lotito si pose il problema una decina di anni fa), e sul mercato, dall’affare Astori fino alla scoperta di Felipe Anderson, chance che i due club hanno avuto in simultanea ma che la Lazio ha saputo cogliere al volo.
Una costante, insomma. In un rapporto impazzito da sempre che quest’anno, però, vede una variabile: la Juve. Cioè la prossima avversaria della Lazio che, sulla carta, era pure la rivale scudetto della Roma. Beh, fino a qualche settimana fa Allegri e i bianconeri potevano contare pure sulla spinta morale dei laziali, una simpatia certamente non storica ma, anzi, costruita a tavolino sull’anti-romanismo comune dato dalle contingenze di una stagione che, secondo i programmi di Garcia, doveva lanciare la Roma come protagonista vera nella corsa al tricolore.
Oggi, dopo il sorpasso praticato dalla sorprendente squadra di Pioli, il clima derby ha fatto virare anche l’umore delle curve: i romanisti sono costretti domani sera a tifare la Juve con la speranza che a Torino si fermi la cavalcata biancoceleste e con il progetto di dare gas per affondare il controsorpasso.
È derby, infatti, anche per aggiudicarsi il ruolo di anti-Juve. La Roma a settembre aveva tutti i requisiti, mentre adesso è la Lazio ad avere tre possibilità per calibrare le proprie forze sui bianconeri e capire se la prossima stagione sarà lei a partire da «anti» ufficiale. Lo scontro al vertice di domani, più Coppa Italia e Supercoppa: costringere i romanisti a tifare tre volte Juve non ha prezzo. Per tutto il resto c’è il derby.
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