Impossibile non mettersi a ragionare su quel che dice Nainggolan: "Koné è un giocatore forte, la palla non gliela prendi perché ha tanta fisicità, ma non ha gli assist e i gol". E ha ragione Radja, basta controllare sul curriculum del centrocampista più chiacchierato d'Europa - mica solo d'Italia, considerato quel che s'è detto in Francia su di lui — degli ultimi giorni. C'è scritto questo: un massimo di due reti in un campionato (di primo livello), un massimo di due assist in un altro, scrive Davide Stoppini su Il Corriere della Sera. Poca roba. Eppure Koné è tanta roba. Tanta. Al di là dell'aspetto che Koné deve maggiormente curare, ovvero la fase realizzativa e quella di rifinitura. Si chiamano margini di crescita. E qui il centrocampista ha un vantaggio grande cosi, oltre che un precedente che lo incoraggia. Il vantaggio si chiama Gasperini, che a for-za di sentirsi dire che migliora i giocatori magari arriverà a pensare che si tratta di un boomerang. Ma tante, lo raccontano gli Ederson e i De Roon, tanto per citare l'ultima Atalanta, due che negli ultimi 20-25 metri di campo hanno imparato a sentirsi a loro agio. Ed eccoci al precedente. Riguarda proprio Ederson. Il brasiliano, prima di arrivare alla corte di Gasp, in carriera era praticamente un...Koné. Ovvero straripante in mezzo al campo, certo: Walter Sabatini, l'uomo che lo ha portato in Italia alla Salernitana, un giorno raccontò di averlo preso "senza aver raggiunto il minuto di filmato" che gli era stato presentato. Ma non segnava mai, Ederson. Poi la svolta: gli ultimi due campionati con Gasp raccontano di sei (2023-24) e 4 reti (2024-25).
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