Ha ragione Francesco Totti a dire a Sky Sport che lui, Paolo Maldini e Alessandro Del Piero sono fuori dal calcio
Il Corriere della Sera
Lo sfogo di Totti ma le emozioni non fanno i bilanci sani
«perché siamo ingombranti, un nome importante offusca tutto il resto»? O hanno ragione Roma, Milan e Juventus che hanno fatto scelte societarie che non prevedono le loro bandiere? scrive Luca Valdiserri su Il Corriere della Sera. Siamo ai confini della scelta di Sophie, per chi ricorda il film con Meryl Streep. Devo salvare la mia squadra o il mio campione? «Se sei una persona competente e pure importante - ha aggiunto Totti - succede questo. Se non veniamo presi in considerazione, evidentemente, si è legati ad altri obiettivi e pensieri. Il calcio? Un po' mi manca, ma sto bene ugualmente. La Roma? Se n'è parlato tanto, poi se vai a spremere il limone esce poco o nulla. Nessuno mi ha mai chiamato». Il centro del problema, forse, è il Dna del campione. Totti, Maldini e Del Piero, tre fra i più grandi del calcio italiano, hanno giocato con altri fuoriclasse. L'attacco della Roma dello scudetto 2000-01, con Capello in panchina, aveva questi giocatori: Totti, Batistuta, Montella e Delvecchio. Quasi sempre uno andava in panchina, spesso era Montella. Maldini ha giocato con Baresi e i tre olandesi. Del Piero ha fatto collezione di campioni al suo fianco. La risposta più naturale, per loro, è che per vincere serve la qualità più sopraffina. È qualcosa che vediamo anche nella Nba. Un tempo c'era un campionissimo per ogni franchigia, oggi si parte come minimo da due o tre. Il campione, per vincere, chiede altri campioni. Sa che certe qualità non si insegnano. Tutti possono migliorare, nessuno si inventa star. Il calcio italiano non può più permettersi i lussi di una volta. Il più utile a un club è chi trova Kvaratskhelia nel campionato georgiano o un parametro zero. Le bandiere emozionano i tifosi, non i bilanci. E una realtà triste, ma è la realtà.
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