Dire che la Roma sia l'anti-Juve è prematuro, però i fatti contano molto più delle parole e quelli che sono usciti ieri dall’1-3 del San Paolo sono chiari: 1) il Napoli di Sarri, in campionato, non aveva mai perso in casa: 19 vittorie, 3 pareggi e nessuna sconfitta, 56 gol fatti e 15 subiti; 2) Sarri non aveva mai perso due volte di fila in campionato, ora è successo con Atalanta e Roma; 3) la Roma non aveva mai vinto in trasferta e ci è riuscita nella gara più difficile; 4) tra Inter e Napoli, con in mezzo la pausa, Spalletti ha ottenuto sei punti su sei; 5) Dzeko aveva segnato 8 gol in tutto il campionato scorso e in questo è già a 7. Non regge neppure l’alibi delle assenze. Al Napoli mancavano Milik e Albiol, ma alla Roma Strootman, Bruno Peres, Vermaelen, Mario Rui e Ruediger.
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Dall'emergenza Spalletti ha saputo creare una Roma perfetta, mentre Sarri non è riuscito a sopperire all'assenza di Milik
La differenza tra le squadre l'hanno fatta gli allenatori. Sarri in negativo, non ha saputo ovviare all'assenza di Milik partendo con Gabbiadini (disastroso) e finendo con Mertens falso nueve. Spalletti è invece stato molto "ingegnoso", termine che lui stesso aveva usato per il collega. La difesa «a tre e mezzo» con Florenzi centro dell'equilibrio tra attacco e difesa è stata il vero segreto. Sull’altra fascia, invece, Perotti ha aiutato molto Juan Jesus, che non ha mai concesso a Callejon la profondità di cui ha bisogno. Spalletti aveva un piano B, Sarri no. Il calcio, soprattutto quello italiano, come spiega Luca Valdiserri su il Corriere della Sera, si basa sulla tattica e, in questo campo, Spallettiè ancora più bravo. Poi ci sono gli episodi e quello a fine primo tempo, con l’errore di Koulibaly che ha regalato la palla che ha innescato il gol di Dzeko, è uno di questi. Il centravanti bosniaco è entrato in quasi tutte le azioni importanti della partita.
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