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A distanza di quattro giorni, però, prestazione simile e risultato diverso. Il ko interno con il Lille uguale alla vittoria con il Verona che ha dato il primato in classifica ai giallorossi con il Milan e il Napoli. La Roma di oggi, insomma, è così, con i suo pregi, non avrebbe vinto cinque delle sette partite stagionali, e i suoi difetti, già due sconfitte casalinghe senza segnare, scrive Ugo Trani su Il Corriere della Sera. Non contano, dunque, gli interpreti schierati da Gasperini, perché con i titolari o le alternative, lo svolgimento non cambia. Il migliore è sempre Svilar, il portiere, e il peggiore l'attacco, solo una rete dai centravanti, con Dovbyk che giovedì ha sbagliato due volte il rigore. Gasperini, insomma, non incide come vorrebbe. Pressing, aggressività e finalizzazione sono rimasti a Bergamo. Avanti tutta, la sua idea, anche a costo di correre qualche pericolo. L'attacco come miglior difesa, lo slogan non passerà mai di moda. La Roma, però, non somiglia ancora all'Atalanta. Rischia e basta, cioè subisce le ripartenze altrui senza costruire occasioni da gol.
Viaggia alla media di una rete a partita, Gasperini con l'Atalanta ha spesso raddoppiato (1,9). Ecco perché in estate ha chiesto rinforzi per l'attacco. Titolari e riserve. Solo in parte accontentato. E dopo due match e mezzo, uscendo di scena Dybala per il solito doloretto, si è ritrovato senza due punti fermi del tridente, non avendo potuto mai schierare mai il neo acquisto Bailey. Si torna sempre lì, alla rosa incompleta per come lui intende gestire il gruppo e impostare il lavoro. Il turnover contro Lille ha accentuato la precarietà con cui dovrà convivere fino a gennaio. Giovedì ha schierato per la prima volta - da titolari - quattro nuovi: Wesley, El Aynaoui, Tsmikas e Ferguson. Non ha funzionato. Gasperini ha tirato le somme. Difesa e centrocampo non saranno mai toccati. Quindi Svilar, Celik, Mancini, Ndicka, Koné e Cristante. Gli altri cinque giocatori di movimento cambieranno a seconda delle esigenze. I tre attaccanti e i due esterni, da allenatore dell'Atalanta, li cambiava in quasi tutte le partite. Turnover, ma in corsa. Niente titolari e riserve. Dieci giocatori sullo stesso piano. Con la Roma, invece, non sa mai su quali cinque puntare. E gennaio è ancora lontano.
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