Il calcio cambia ma non secondo la Roma che quasi azzera la differenza con la Juventus, le tiene testa, rischia di vincere, ma alla fine perde, perché ha ancora qualcosa in meno (la spietatezza) e non si tratta solo della benedizione degli arbitri come fanno intendere i giallorossi che lamentano due rigori, dei quali uno inesistente e uno che anche la tv fa fatica a capire, oltre a Vidal in fuorigioco (con regole in divenire) sul gran gol di Bonucci. Improvvisamente un mondo a parte torna a far parte di noi, con questa Juventus-Roma d’antan che si intreccia con quelle del gol di Turone, della rimessa di Aldair, di Roma-Juventus 2005, il telefono la loro voce. Per i giallorossi tutto appare come prima, come sempre anche se la Juventus ora è all’opposizione, in Lega e in Federcalcio, proprio come la Roma. Questa sera si discute su tutto e pochissimo sulla partita, eppure questa può girare a favore dei giallorossi, al di là dei fischi di Gianluca Rocchi. La squadra di Garcia può vincere lo stesso, prima con Gervinho che alza il tiro del 3-1 nel primo tempo e con Pjanic che si divora il gol del 3-2 davanti a Buffon, nel secondo.
rassegna stampa roma
Juve-Roma come stare sul ring. E Bonucci piazza il colpo del k.o.
Il calcio cambia ma non secondo la Roma che quasi azzera la differenza con la Juventus
Tutto faceva presagire una gara più combattuta di quelle stradominate da Conte ma certo non così: rigori, centimetri, espulsioni, arbitri, violini, botte, assenza di civiltà in tribuna dove qualcuno aggredisce (parole e scappellotti), la panchina della Roma. Tre vittorie bianconere con scarso uso di moviola, mentre la quarta si trascinerà nella storia. Il primo tempo è così pieno che non sembra di 45’ più 1 (questioni sui 30” in più, quando Pjanic sgambetta Pogba) ma di 90’. È una sarabanda. Cholevas interviene su Marchisio davanti a Skorupski, a prima vista sembra rigore, dopo meno. Rocchi ne concede tre. Fallo di mano in barriera di Maicon, con ripensamento: prima indica la punizione, come dovrebbe essere, poi il dischetto. Tevez trasforma e Garcia, che si improvvisa violinista (bello stile), viene espulso. Quindi punisce un classico «abbraccio» in area di Lichtsteiner a Totti, con lo svizzero che abbocca alla furbizia del capitano: primo gol allo Stadium. Prima del terzo penalty c’è il vantaggio di Iturbe, un gioco di gambe, velocità e intesa con Gervinho che lascia stranita la retroguardia bianconera e l’occasione dell’ivoriano per il 3-1 (mentre si fa male Caceres) che chiuderebbe qualsiasi polemica. Conclusione in curva. Oltre il recupero, il secondo rigore di Tevez.
Grande Carlitos. La Juventus, anche se rischia di crollare, nel primo tempo è meglio della Roma, di suo più svelta e risoluta negli episodi. Allegri ripresenta Pirlo, ma è lieve il ritorno. È Tevez, freddo esecutore, leader caliente, a tenere insieme la squadra. Entra Ogbonna per Caceres, s’insinua la quiete dopo la tempesta. Per 40 minuti non succede nulla, poi Bonucci, fedelissimo di Conte, riprende una palla su calcio d’angolo e s’inventa un gol gigantesco che puntella il nuovo corso di Allegri. C’è tempo per una doppia espulsione: Morata, reduce da alcuni momenti di grande intensità con traversa scheggiata entra poco civilmente e Manolas, difensore maestoso, perde la testa. Fuori entrambi. Poi la tenzone si conclude e comincia la giostra. Siamo solo a ottobre. Allacciate le cinture .
© RIPRODUZIONE RISERVATA