«Zitti tutti e a casa. Non voglio sentire complimenti per due partite perse 2-0. Non siamo migliorati sulla forza mentale, la differenza è tutta lì».
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Il «duro» Spalletti mette alla porta la vecchia Roma
Per vincere c’è bisogno di qualcosa in più di quello che il tecnico ha a disposizione. Non è da escludere, in estate, una mezza rivoluzione, a partire dai giocatori più «vecchi» (Maicon, Keita, forse anche De Rossi) e da chi ha deluso (Dzeko)
Le parole di Luciano Spalletti dopo la sconfitta contro il Real Madrid sono diventate «virali». A Roma, i tifosi le hanno imparate a memoria. Finiranno per sostituire il discorso di Al Pacino in «Ogni maledetta domenica».
L’allenatore è così convinto del concetto che ieri, prima del «defaticante», lo ha ripetuto ai giocatori. Troppe pacche sulle spalle all’uscita dal campo. Un linguaggio del corpo sbagliato.
Tra le colpe di Rudi Garcia c’era anche quella dell’essere «troppo tenero» con la squadra. Un sentimento condiviso dalla dirigenza, o almeno da una parte. Dentro la società — ad esempio il d.g. Mauro Baldissoni — c’era chi consigliava a Pallotta di interrompere il rapporto con Garcia già nel giugno scorso. Il d.s. Walter Sabatini, una volta iniziata la stagione, si è invece battuto perché Garcia la portasse a termine, ma non per vera fiducia nel francese. Sabatini voleva presentarsi con Antonio Conte (unica alternativa: l’ex c.t. cileno Sampaoli) alla partenza del campionato 2016-2017. Un’altra figura di allenatore con il pugno di ferro.
Per vincere c’è bisogno di qualcosa in più di quello che il tecnico ha a disposizione. Non è da escludere, in estate, una mezza rivoluzione, a partire dai giocatori più «vecchi» (Maicon, Keita, forse anche De Rossi) e da chi ha deluso (Dzeko). Il Psg ha offerto Digne e Rabiot per Pjanic, ma non sembra un’ipotesi che possa esaltare Spalletti. Meglio scegliere da soli, con 35-40 milioni cash. In questo scenario è più vicino l’addio al calcio giocato anche di Francesco Totti.
(L. Valdiserri)
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