Nel dopopartita di Cagliari, con la Roma che aveva sprecato un doppio vantaggio e preso il 2-2 quando era in 11 contro 9, Eusebio Di Francesco ha rimpianto le assenze di De Rossi e Dzeko. Giusto: perché sono due campioni e possono dare ancora molto alla squadra. Sbagliato: perché non si può costruire il futuro su calciatori di 35 e (quasi) 33 anni, soprattutto in una società che dovrebbe puntare sulla valorizzazione dei giovani, scrive Luca Valdiserri sul Corriere della Sera.
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I dubbi dei precari giallorossi
L'incertezza attanaglia presidente, futuro stadio, ds, allenatore e giocatori
Significa che qualcosa (forse molto) non ha funzionato tra mercato e campo, tra il d.s. Monchi e l’allenatore. La Roma vive una precarietà che la condiziona. Precario è il destino dello stadio e da lì discende il disamore - in un certo senso comprensibile - che attanaglia il businessman Pallotta, che da ragazzo non capiva il soccer.
Precario è il d.s. Monchi che, dopo i successi di Siviglia, si trova davanti a difficoltà impreviste. Fino a sabato sera - e per una fetta di tifosi vale ancora - era più contestato lui di Eusebio Di Francesco. Precario è l’allenatore, perché è il destino del mestiere e perché Di Francesco - anche se non riesce mai a dire "ho sbagliato", come Fonzie in Happy Days - di errori ne ha commessi tanti in questa stagione. Come i tre cambi che a Cagliari hanno trasmesso la paura alla squadra. Precari sono i giocatori, perché è stato detto ai tifosi di non affezionarsi a loro. E la Roma precaria, così, affonda.
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