rassegna stampa roma

Giovani, bravi e italiani. Roma, il futuro è in casa

(Corriere della Sera – G.Piacentini) – Una macchina da gol. Una squadra capace di ottenere bel gioco e risultati anche con ragazzi sotto età (Verre è del ’94, Romagnoli del ’95).

Redazione

(Corriere della Sera - G.Piacentini) - Una macchina da gol. Una squadra capace di ottenere bel gioco e risultati anche con ragazzi sotto età (Verre è del '94, Romagnoli del '95).

Una scuola capace di migliorare i giovani, in campo e fuori, preparandone il più possibile perLuis Enrique. Questa è la Roma Primavera di Alberto De Rossi, che ieri ha sconfitto il Milan per 6-1 nella semifinale di andata di Coppa Italia, dimostrando di meritare lo scudetto cucito sul petto. La gara di ieri pomeriggio a Trigoria segna un confine netto tra una squadra «fuori categoria» e il resto delle formazioni italiane. Il 6-1 al Milan di Dolcetti è infatti una dimostrazione di forza quasi esagerata. Era un esame di maturità per i giallorossi, che nel proprio girone in campionato hanno segnato 6 gol al Pescara e al Napoli, 7 a Ascoli e Lecce, addirittura 9 al Gubbio. Farne 6 al Milan, però, ha un altro significato perché i rossoneri si erano presentati a Trigoria con grandi aspettative, forti del primato in campionato nel girone B, ma sono rimasti in partita solo per venti minuti (conclusione a botta sicura di Ganz su cui il portiere Pigliacelli si è superato). Al 21' è arrivato il gol di Carboni — tornato protagonista dopo un avvio di stagione funestato dagli infortuni — e non c'è stata più storia. (...)

Per il momento, in attesa di palcoscenici più prestigiosi, se lo gode Alberto De Rossi, l'artefice della «meglio gioventù» giallorossa, che ha tutti i motivi per sentirsi orgoglioso: «Abbiamo dimostrato ancora una volta di essere un gruppo fantastico. Non ho mai nascosto che, probabilmente, la mia più grande delusione come allenatore è stata perdere la Coppa Italia all'Olimpico contro la Fiorentina l'anno passato. È per questo che vogliamo fortemente tornare in finale». Il primo passo è stato fatto. Anzi, i primi sei.