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Garcia profilo basso: «Chi non vince deve stare zitto, lottare e lavorare»

Nelle ultime 9 partite, tra campionato e coppe, la Roma ne ha vinta solo una, contro il Genoa, prima delle vacanze di Natale

Redazione

Una volta dava i titoli ai giornali con le sue frasi ad effetto ed invece oggi, come evidenzia Luca Valdiserri su Il Corriere della Sera, iIl (lungo) momento nero della Roma ha seccato la fonte dell’allenatore francese. E così alla vigilia di Roma-Milan sceglie il profilo basso: «Mi chiedete se io e Mihajlovic rischiamo la panchina? Non m’importa, non ho tempo da perdere con questa domanda e così non me la faccio. Penserete che dico sempre le stesse cose, ma il calcio è così: ho deciso di avere una comunicazione neutra perché chi non vince deve stare zitto, lottare e soprattutto lavorare. Non serve parlare di classifica finché non vinciamo».

Rispetto alla partita contro il Chievo, un 3-3 dove gli errori sono stati più delle prodezze, è rientrata l’emergenza a centrocampo: Pjanic e Nainggolan rientrano dalla squalifica, De Rossi è tra i convocati e si gioca una maglia con Vainqueur.

C’è il grande ritorno di Francesco Totti (160 minuti in tutto il campionato, un solo gol, fuori dal 26 settembre quando si infortunò contro il Carpi), ma nessuno sa quanti minuti ha nelle gambe: «Già vederlo nel gruppo per una partita, dopo tre mesi e mezzo, anche se non al 100%, è una grande notizia. L’altra buona notizia è il semaforo verde dei medici per l’utilizzo di Salah, che non ha lesioni muscolari».

La stessa diagnosi era stata fatta per Gervinho, che poi uscì dal campo dopo soli 25 minuti contro il Torino (5 dicembre 2015) e si fermò nel riscaldamento cinque giorni dopo, contro il Bate Borisov. Da quando il presidente Pallotta ha scelto personalmente staff atletico e medico della squadra, depotenziando così l’allenatore, Garcia è sempre molto attento nel dare ufficialità ai comunicati medici.

La curva Sud continua a non entrare allo stadio, ma il distacco tra tifosi e club non si limita agli ultrà e la Roma gioca quasi in campo neutro. È la deriva del tifoso-cliente, quello che, secondo la definizione del d.s. Sabatini, «non deve affezionarsi ai giocatori». Logiche di plusvalenze, non di passione.