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Siamo arrivati a chiederci: ma il centravanti titolare della Roma, oggi, chi è? Un interrogativo forse paradossale e/o eccessivo, sicuramente impensabile anche dalle menti più perverse soltanto qualche settimana fa. Quando, cioè, Dovbyk (nonostante tutto) era intoccabile e Shomurodov (nonostante quel Dovbyk) era una riserva con poche speranze di gloria, scrive Mimmo Ferretti su Il Corriere della Sera. Poi molto è cambiato: chi doveva essere ceduto è rimasto a Roma e chi doveva finalmente convincere ha continuato fatalmente a non convincere. Così Shomurodov ha trovato sempre maggiore spazio dal primo minuto e Dovbyk è rimasto a guardare come e quanto mai aveva fatto in precedenza. E nulla è stato più certo, men che meno chiaro. Con Claudio Ranieri abilissimo nel gestire tecnicamente la situazione e nel dispensare dialetticamente poche verità e altrettanto rare certezze. Ecco il perché di: chi è oggi il 9 della Roma? E allora giù discussioni. E spiegazioni variegate, più teoriche che convincenti. Tipo: Dybala gioca meglio quando al suo fianco c'è il generoso Eldor, il terzo miglior centravanti al mondo (citazione presa in prestito da Spallettone). Esagerando in maniera vistosa il passo e pure il concetto, potremmo dire che c'è una Roma con Dovbyk e un'altra con Shomu. Due punte centrali con caratteristiche diverse, praticamente opposte. Tutti giri di parole per spiegare in maniera indiretta che per la Roma, probabilmente, sarebbe stato meglio avere un attaccante che fosse un mix dell'uno e dell'altro. Senza perdere di vista - nel confronto - la realtà, però. Cioè i 13 gol stagionali dell'ucraino e i 3 di Eldorino. E i numeri, si sa, non bluffano mai.
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