Si può dare «senza voto» a un calciatore che ha giocato 85 minuti? Sì, se gli è stato chiesto troppo e troppo presto. Le cifre di Seydou Doumbia in Roma-Parma dicono che l’ivoriano ha attraversato la partita come il fantasma di un castello scozzese. Tiri in porta: 0. Palloni toccati: 18. Duelli vinti: 14,3%. Passaggi effettuati: 11. Percentuale di riuscita: 63%. Cross: 0. Occasioni create: 0. Falli subiti: 1. Falli fatti:2. È come se Doumbia – 64 gare e 50 gol con lo Young Boys, 95/61 con il Cska Mosca e 28/4 con la Costa d’Avorio – avesse mandato a Roma un parente al posto suo, dopo la vittoria in Coppa d’Africa, i lunghi festeggiamenti ad Abidjan e la tappa a Mosca per problemi burocratici prima di sbarcare a Roma. Chi lo aveva descritto stanchissimo alle visite mediche non aveva sbagliato. Un marziano a Roma, direbbe Flaiano. Almeno per adesso. Per capire la quasi totale assenza dal campo di Doumbia basta paragonare alcune sue cifre con quelle degli altri attaccanti impiegati domenica: in 32’ Verde ha toccato più del doppio dei palloni (35); con 12’ in meno Ljajic ha fatto 5 cross, 3 tiri e oltre il quadruplo dei passaggi; Sanabria ha toccato 5 palloni in 5’ e, con quella media, Doumbia sarebbe arrivato a 85. Doumbia non può essere quello visto domenica. Semplicemente non era in grado di giocare.
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Doumbia, un marziano a Roma. Adesso ha bisogno di fiducia
Il Doumbia che si è presentato in campo contro il Parma era un lontano parente del Doumbia del CSKA. Probabilmente non era in grado di giocare dopo la vittoria della Coppa d'Africa, come non lo era Gervinho
E poco di più lo era Gervinho, che ha avuto un impatto negativo anche se della Roma e del gioco di Garcia conosce tutto. Il problema non sono stati i pochi allenamenti, ma le troppe feste dopo la conquista della Coppa d’Africa, che per gli ivoriani è stato come vincere un Mondiale. Perché Garcia, allora, li ha impiegati? Perché si è fidato più della loro personalità ed esperienza che della freschezza e dell’entusiasmo dei giovani. Ma la scelta non ha pagato e adesso non è semplice spiegarla al gruppo. Il lavoro in allenamento conta oppure no? Doumbia è stato presentato ieri a Trigoria: «Dovevamo vincere per recuperare punti sulla prima. Devo lavorare di più per trasformare i fischi in applausi e intendo farlo nei prossimi giorni. Sbagliato farmi giocare dal primo minuto? Non credo, ho giocato anche la finale di Coppa d’Africa (54 minuti e un rigore trasformato; ndr). È vero, mi sono allenato solo due volte e la mia prestazione non è stata delle migliori, ma come ho detto prima voglio lavorare di più per migliorare. Cercherò di fare di tutto per rispondere alle attese di club e tifosi». I fischi che ha ricevuto all’uscita dal campo sono stati ingenerosi. E non erano nemmeno tutti per lui. La Roma ha bisogno del vero Doumbia. Doumbia ha bisogno di fiducia. A Garcia trovare la via per mettere in equilibrio le necessità. Ma il tempo stringe.
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