Non c’è stato nessun recupero della Roma, né sul risultato né sul gioco. C’è stata solo una maggior calma del Bayern, sempre sicuro di portare via la partita, sempre a suo agio. Non ha cercato il gol, l’ha ottenuto per evidente superiorità e giocando quasi sempre anche un po’ sotto ritmo. In sostanza, una serata imbarazzante come l’andata, Roma mai in partita. È apparsa perfino più netta la distanza tra le squadre. La notte del 7-1 la Roma costruì qualcosa, a Monaco è stata sempre a guardare. È stato sbagliato scegliere Iturbe, inadatto a queste partite.
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Un divario enorme. Noi terzo mondo del calcio europeo
È apparsa perfino più netta la distanza tra le squadre. La notte del 7-1 la Roma costruì qualcosa, a Monaco è stata sempre a guardare.
È stato inutile scegliere Destro: a un centravanti i palloni devi poi portarli, la Roma questo non poteva farlo. È stato sbagliato accoppiare Keita a De Rossi, troppi ragionamenti e poca corsa, mentre gli altri avevano Alaba, Lahm, Ribery, Rafinha, Goetze. Ma non esiste un ragionamento che tenga, il divario tra Bayern e Roma è troppo grande.
Si pensava di vedere una risposta nervosa, non c’è stata nemmeno quella, solo sudditanza. Così su 8 partite le 2 italiane ne hanno perse 4, dieci punti in totale, 1,25 di media a partita, cioè un dodicesimo posto nella classifica italiana. Per fortuna non siamo i soli ad aver problemi, gli inglesi ne hanno anche più di noi, i greci, i turchi, i russi vanno perfino peggio. Siamo entrati nel terzo mondo europeo con una spontaneità sorprendente. L’errore del calcio italiano è talmente vasto e comune da essere come Dio, in ogni luogo. Il calcio non è tanto logico. Eppure è come se la nostra inferiorità fosse diventata una scienza.
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