rassegna stampa roma

De Rossi, coerenza e onestà non pagano più

(Corriere della Sera – L. Valdiserri) – Poiché il capro espiatorio Luis Enrique non funziona più bene come prima — in fondo il deleterio asturiano aveva fatto gli stessi punti di Zeman senza la spinta della vittoria a tavolino di...

Redazione

(Corriere della Sera - L. Valdiserri) -Poiché il capro espiatorio Luis Enrique non funziona più bene come prima — in fondo il deleterio asturiano aveva fatto gli stessi punti di Zeman senza la spinta della vittoria a tavolino di Cagliari — ecco che il nuovo «male» della Roma sta diventando Daniele De Rossi. Il disastro (collettivo) dello Juventus Stadium ha dato il via al suo linciaggio. Basta un giro veloce sui social network e sulle radio private per imbattersi in molti commenti pesantemente negativi sul centrocampista della nazionale. Scartando quelli diffamatori ne restano comunque molti che: 1) mettono in dubbio la voglia del giocatore di soffrire ancora per la maglia giallorossa; 2) stigmatizzano le sue dichiarazioni nel dopo Juventus- Roma, in cui invitava a non illudere i tifosi con discorsi di scudetto (secondo Sky Sport avrebbe anche detto a Zeman: «Non è una crociata, ma una partita di calcio»); 3) gli rinfacciano il contratto lungo e ricco con cui si è legato a vita alla Roma.

Daniele De Rossi, almeno per chi scrive, ha tante doti. Tra queste, sicuramente, non c’è la furbizia. Fosse furbo, non giocherebbe in condizioni imperfette e fuori ruolo. Penserebbe a se stesso e non a un gruppo in difficoltà — di classifica e di gioco—a cui prova a dare una mano anche a rischio di fare brutte figure. Come quella di sabato sera a Torino, contro la Juventus, per la quale il Corriere della Sera lo ha valutato con un 4,5 che probabilmente si sarebbe dato lui stesso. Ma un conto è giocare male e un altro tirarsi indietro. Daniele De Rossi non lo ha fatto né prima né dopo, quando è andato a mettere la faccia davanti a telecamere e taccuini in una di quelle situazioni dove nessuno vuole parlare. Perché la vittoria ha sempre tanti padri e la sconfitta resta invece molto in fretta orfana. [...]