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Il Corriere della Sera

Cristante: regista, mezzala o in difesa rimane il pupillo di ogni allenatore

Cristante: regista, mezzala o in difesa rimane il pupillo di ogni allenatore - immagine 1
Lo ha capito anche la società, che recentemente gli ha rinnovato il contratto fino al 2027
Redazione

I suoi detrattori dicono che il fatto che sia il regista della Nazionale è lo specchio della crisi che sta vivendo il calcio in Italia. I suoi estimatori, al contrario, sostengono che la sua presenza da titolare in ogni formazione e con ogni allenatore siano il premio all’abnegazione, alla serietà e all’impegno di Bryan Cristante, scrive Gianluca Piacentini su Il Corriere della Sera. Di sicuro il centrocampista della Roma è il pupillo di tutti gli allenatori che incrocia. In questo senso, il neo c.t. Luciano Spalletti, che gli ha affidato il comando della sua prima Nazionale(e probabilmente anche della seconda che giocherà stasera contro l’Ucraina), deve mettersi in fila.

Prima di lui, nella Capitale, lo hanno ritenuto indispensabile Di Francesco e poi Ranieri e Fonseca, che lo ha trasformato anche in difensore centrale. Infine Mourinho, che pur di non rinunciarci ha ridisegnato il centrocampo giallorosso. Lo ha fatto lo scorso anno, quando dopo un avvio in cui lo stesso tecnico portoghese aveva dichiarato che non potevano coesistere, ha trovato il modo di farlo giocare insieme a Matic.

Mou non vuole rinunciare al suo capitano aggiunto. Per questo all’esordio contro la Salernitana all’Olimpico, dopo l’ingresso in campo di Paredes al posto di Smalling, ha spostato Cristante in difesa.

Contro il Verona e contro il Milan, invece, lo ha lasciato a centrocampo, non da play ma da mezzala. Uno spostamento che non è passato inosservato, anche se a chi gli ha chiesto in quale posizione preferisse giocare ha risposto, un po’ stizzito: “Mi fate sempre la stessa domanda? In questi anni ho giocato più partite davanti alla difesa, quindi certi meccanismi mi vengono più in automatico e c’è più rapidità di pensiero. Ma se c’è bisogno di fare la mezzala, la faccio al massimo”.

Evidentemente non sbagliava Daniele De Rossi, che nel giorno del suo addio alla Roma disse: “Ne voglio altri cento di giocatori come lui, perché anche se non è nato a Roma ci mette l’anima, da romanista”. Lo ha capito anche la società, che recentemente gli ha rinnovato il contratto fino al 2027: avrà 32 anni, di cui 9 vissuti in giallorosso. Un traguardo per pochi.

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