È ancora 3-2, ma sembra passata un’era geologica, non un anno e mezzo. La Roma batte il Genoa con lo stesso risultato del 28 maggio 2017, quando uno stadio intero pianse lacrime d’amore per l’addio al calcio di Francesco Totti. Adesso - riporta il "Corriere della Sera" - restano tre punti che possono salvare la panchina a Di Francesco (per quanto?), ma sono dentro a un panorama che più desolante non si può: prima la contestazione dello stadio e poi il clamoroso errore dell’arbitro Di Bello, nel recupero, che nega un solare rigore ai rossoblù (spinta di Florenzi su Pandev) in coda a una gara talvolta dilettantistica.
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Contestazione e papere, la Roma batte il Genoa e ringrazia l’arbitro
I giallorossi battono 3-2 i rossoblù e riavvicinano l'Europa. Ma all'Olimpico l'aria è gelida per la rabbia dei tifosi
Il Genoa ha il diritto di recriminare, ma deve anche fare autocritica: non era possibile trovare una Roma così mal messa, sia nel morale che nella disposizione in campo. Sono tre punti che tengono la Roma ai margini della zona Champions, ma la squadra è sembrata scollegata per lunghi tratti. E scollegata anche con la propria gente. La contestazione era iniziata sabato, quando un centinaio di manifesti che invitavano Pallotta a levare il disturbo hanno tappezzato la città. Lo stadio, all’inizio, ha fischiato tutti — anche Di Francesco — esclusi Zaniolo e De Rossi. La curva Sud ha scioperato per i primi dieci minuti e poi ha mescolato cori contro la dirigenza e incitamenti alla squadra, che però alla fine è stata comunque fischiata.
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