(Corriere della Sera - G.Piacentini)Negli ultimi campionati, quando si arrivava alla fine di aprile, di solito la Roma cominciava a pensare al futuro. Non per programmare, ma perché siccome non c’era più niente per cui lottare bisognava capire dove mettere le mani per ricostruire, un po’ come quelle scuderie di Formula 1 che a metà campionato cominciano a pensare alla monoposto per la stagione successiva. Anche la Roma di Garcia, che sabato scorso ha conquistato la qualificazione diretta alla Champions, ha cominciato a pensare al futuro, ma in maniera diversa.
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Champions e nuovi contratti. La Roma vola da Pallotta
(Corriere della Sera – G.Piacentini) Negli ultimi campionati, quando si arrivava alla fine di aprile, di solito la Roma cominciava a pensare al futuro.
La squadra che sta battendo tutti i record societari esistenti non va ricostruita ma «solamente» puntellata. Così i dirigenti di stanza a Trigoria, il d.g. Mauro Baldissoni, il Ceo Italo Zanzi e il d.s. Walter Sabatini, sono partiti per gli Stati Uniti dove ieri, a Boston, hanno avuto un primo confronto con il presidente James Pallotta e con i manager americani. Si è parlato di budget di mercato (si partirà da 25 milioni, il «tesoretto» che arriverà dall’accesso diretto ai gironi di Champions League), di acquisti, cessioni e soprattutto di rinnovi contrattuali.
A cominciare da quello di Rudi Garcia, che ha contribuito in maniera decisiva a costruire, mattone dopo mattone, la stagione straordinaria della Roma, che finirà probabilmente senza trofei ma solo per una concomitanza con l’anno più brillante (in Italia) della storia della Juventus. Il contratto del tecnico francese, in scadenza il 30 giugno del 2015, è una delle priorità della società insieme a quello di Miralem Pjanic, perché le gesta compiute alla guida della Roma hanno avuto risalto internazionale e sono arrivate alle orecchie di molte big europee. Tra tutte, quella che potrebbe esercitare un fascino particolare su Garcia è il Psg: questioni di lingua e quindi di orgoglio nazionale, ma anche di capienza del portafogli della proprietà.
Sedersi su quella panchina significherebbe avere un assegno in bianco da spendere per rinforzare una squadra già stellare, garanzia che la Roma non è obiettivamente in grado di offrirgli. «Non voglio ripetere l’esperienza di Lilla, voglio superare almeno la fase a gironi di Champions» è il suo mantra negli ultimi tempi. Pallotta (e i suoi manager) dovranno mettere a punto un piano che lo convinca in pieno a (ri)sposare (l’idea è prolungare fino al 2019) la Roma.
Un’impresa non impossibile, perché Garcia ha capito subito che vincere a Roma avrebbe un sapore diverso che farlo altrove. Ma per riuscirci serve rinforzare la rosa con un paio di colpi «alla Strootman», senza cedere i big. Se si verificheranno queste condizioni, la sua firma sarà una formalità. E la vittoria una speranza sempre più concreta.
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