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Casa, moschea e gol: i segreti di Salah profeta giallorosso

L'egiziano è profondamente religioso e ogni giorno, anche in ritiro, dedica una parte della sua giornata alla preghiera

Redazione

Con la tripletta realizzata al Bologna, Mohamed Salah è salito a 8 reti in campionato, tanti per un esterno che dovrebbe principalmente far segnare i suoi compagni. Spalletti se lo gode, come scrive Gianluca Piacentini sul Corriere della Sera, ed è già disperato al pensiero che a gennaio «Momo» dovrà partecipare alla Coppa d’Africa con la nazionale egiziana.

In patria, e più in generale nel mondo arabo, il giallorosso è considerato una vera e propria rockstar: la scorsa estate, quando la Roma è andata a giocare un’amichevole a Dubai, c’erano più tifosi per lui che per Totti.

Ha oltre 10 milioni di follower sui social network, un bel po’ di sponsor privati (tra cui la Pepsi) e lo scorso anno era stato scelto come testimonial in Italia per rilanciare il turismo in Egitto: non se ne fece più nulla a causa dei rapporti tesi tra i due Paesi in seguito all’uccisione di Giulio Regeni.

Salah è profondamente religioso e ogni giorno, anche in ritiro, dedica una parte della sua giornata alla preghiera. Se a Roma è impossibile incontrarlo in discoteca, è molto più facile farlo nella moschea di Acilia, la più vicina al Torrino, quartiere dove abita con la famiglia: la figlia Makka, nata a Londra quando giocava col Chelsea, e la moglie, facilmente riconoscibile anche in tribuna all’Olimpico perché indossa il velo tradizionale e, come vuole la sua religione, quando si muove deve sempre essere accompagnata da un’altra donna.

È un ragazzo semplice, Salah. I compagni lo adorano: domenica è andato a festeggiare la tripletta al Bologna al ristorante (ama la cucina italiana, soprattutto la pasta al pomodoro) con Nainggolan e non ha mai perso di vista il pallone della gara, che si è portato a casa.